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Oms: l’accordo sulle pandemie e la posizione dell’Italia

Oms
Adyen Articolo
Velasco25

Una “decisione storica” per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quella con cui gli Stati membri (fra i quali non figurano più gli Usa) hanno formalmente adottato il primo accordo sulle pandemie a livello mondiale.

Un documento che arriva dopo “oltre tre anni di intensi negoziati” e una “devastante pandemia”, per rendere “il mondo più sicuro e più equo in risposta a future” minacce. Ma che, a fronte di 124 voti a favore, ha registrato anche 11 astensioni. Fra queste anche quella dell‘Italia, cosa che ha suscitato critiche e non poche polemiche.

La delegazione tricolore, guidata dal ministro della Salute Orazio Schillaci, ha motivato ieri in una dichiarazione la scelta dell’astensione, spiegando di voler “ribadire la propria posizione in merito alla necessità di riaffermare la sovranità degli Stati nell’affrontare le questioni di salute pubblica”, pur apprezzando le sottolineature in questo senso contenute nel documento. E di voler continuare a collaborare con gli altri Stati membri dell’Oms per definire le questioni in sospeso.

La reazione degli specialisti

“Non è un bel segnale se l’Italia si astiene sul Patto pandemico. Mi era sembrato che il ministro della Salute Orazio Schillaci avesse detto che l’Italia era parte integrante dell’Oms e quindi, se sei parte, sfilarsi su un argomento così importante ci isola da quello che è un contesto su cui dovremmo essere tutti uniti e non dividerci. Mi dispiace”, ha detto Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, parlando con Adnkronos Salute.

“Un po’ incredulo e stupefatto” per la posizione dell’Italia il virologo Fabrizio Pregliasco. Quella italiana è una posizione che “deve essere a mio avviso spiegata meglio dalle istituzioni – ha detto il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’università Statale di Milano – E spero che, al di là di tutto, venga in qualche modo poi ratificato il documento, perché deve essere ratificato da almeno 60 Paesi”.

Per Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, la posizione dell’Italia “è un po’ imbarazzante, perché di fatto quello che si dice è una ovvietà, cioè che nessuno deve entrare nella sovranità nazionale rispetto alle decisioni. Ma bisogna prendere atto che le decisioni nazionali devono in qualche modo essere inquadrate in un contesto collaborativo internazionale: nessuno da solo è in grado di combattere le grandi sfide, meno che meno quelle delle pandemie”, continua Ricciardi secondo il quale “tutto sommato l’Italia non fa una bella figura. La posizione del nostro Paese parla in politichese, non un linguaggio scientifico, come dovrebbe essere”.

Perplessi anche gli esperti della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). “L’astensione italiana, in un momento in cui la comunità internazionale richiama alla cooperazione e alla responsabilità condivisa, appare ancor più sorprendente alla luce delle fragilità emerse durante la recente pandemia”, sottolineano gli specialisti. Preoccupati per il ritardo nell’aggiornamento del Piano Pandemico Nazionale, “il cui percorso è attualmente bloccato dalla recente bocciatura da parte della Conferenza delle Regioni. In una fase storica in cui la pianificazione e la preparazione sono fondamentali per la sicurezza sanitaria del Paese, il mancato aggiornamento di questo strumento rappresenta un serio elemento di vulnerabilità”. L’auspicio è che l’Italia “assuma un ruolo di attivo promotore della collaborazione internazionale multilaterale, necessaria per promuovere e tutelare la salute e il benessere globali”.

L’accordo Oms

A Ginevra l’accordo è salutato come “una vittoria per la salute pubblica, la scienza e l’azione multilaterale”, come ha rivendicato in una nota il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

Il testo “garantirà che, collettivamente, possiamo proteggere meglio il mondo dalle future minacce pandemiche. È anche un riconoscimento da parte della comunità internazionale che i nostri cittadini, società ed economie non devono essere lasciati vulnerabili a subire di nuovo perdite come quelle sopportate durante Covid”.

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