Pfizer e i 130 posti di lavoro a rischio a Catania

Pfizer
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La notizia era già nell’aria da un po’, e pochi giorni fa è arrivata la conferma: Pfizer smette di puntare su Catania. L’azienda farmaceutica statunitense ha annunciato 130 esuberi per i dipendenti a tempo indeterminato del sito etneo e ha comunicato che a fine febbraio non verrà rinnovato il contratto a 50 dipendenti di Ramstad, che lavorano per Pfizer, e il congelamento di altre 60 posizioni in attesa dell’arrivo di un nuovo macchinario in seguito al quale le unità verranno ridotte a 30.

Nei prossimi giorni il colosso farmaceutico darà indicazioni sulle mansioni considerate in esubero. E, secondo alcune indiscrezioni, proporrà un trasferimento volontario nella sede di Ascoli Piceno, dove da alcuni giorni è iniziato il confezionamento dell’antivirale contro Covid-19 Paxlovid.

Un annuncio che ha innescato immediatamente la reazione di dipendenti e sindacati, anche perché arrivato in un momento storico estremamente positivo per la multinazionale, impegnata in primissima linea nella lotta a Covid-19 con il vaccino Comirnaty sviluppato insieme alla tedesca BioNTech, il primo ad arrivare sul mercato. Un prodotto che ha contribuito fare registrare ricavi record all’azienda: 57 miliardi di dollari solo nel primo trimestre del 2021.

L’azienda, attraverso una nota, ha fatto sapere che il sito catanese “continuerà a essere parte integrante della rete globale di produzione e fornitura Pfizer” e che inoltre è stato programmato “un intervento di modernizzazione, con un ulteriore investimento di 27 milioni di euro nei prossimi tre anni”.  In previsione di questo investimento, l’azienda ha identificato “alcuni adeguamenti necessari, dovuti anche al calo della domanda dei volumi produttivi di un antibiotico iniettabile, che porteranno a una riduzione dell’organico”. E ha avviato un confronto con i sindacati per supportare le persone coinvolte in questo processo per identificare le misure più adeguate.

Per Pfizer si tratta di una misura dovuta alla rivalutazione periodica delle attività delle proprie sedi in tutto il mondo “al fine di garantire la continuità nella produzione dei farmaci secondo elevati standard di efficienza e sicurezza”.

La rassicurazione di un investimento nei prossimi tre anni non ha comunque convinto le sigle sindacali, che hanno definito “irrisoria” la cifra avanzata dall’azienda e “sufficiente soltanto per la manutenzione degli impianti”. I sindacati hanno dunque annunciato una mobilitazione, in vista dello sciopero già indetto per il 4 marzo per “impedire che un’impresa non in crisi smetta di investire su personale altamente specializzato”.

Il sito catanese è specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici, e occupa circa 800 dipendenti, ai quali si aggiungono altri 200 nell’indotto. Il direttore del sito produttivo Giuseppe Campobasso ha precisato che i cambiamenti annunciati “si rendono necessari per garantire il futuro dello stabilimento” e che “in questa fase difficile, i colleghi sono la nostra priorità. Stiamo lavorando insieme con le organizzazioni sindacali per valutare tutte le opzioni possibili – aggiunge – e abbiamo identificato e offerto alcune opportunità, che si potranno concretizzare nel trasferimento all’interno della nostra stessa rete di produzione in Italia, oltre che supportare economicamente l’uscita e facilitare il ricollocamento”.

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