Tumore, oltre le cure. Oncowellness tra alimentazione e terapie integrate

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Farmaci intelligenti, chirurgia sempre più delicata e precisa, radioterapia mirata, immunoterapia che aiuta il corpo a difendersi. Vie di somministrazione dei farmaci sempre più agevoli e rispettose della qualità di vita. Mentre si fanno sempre più efficaci ed efficienti le modalità terapeutiche nei confronti del tumore, pur se con numerose complessità ancora da districare, appare sempre più importante fare in modo che il paziente viva appieno la sua esistenza.

In questo senso, fermarsi al solo aspetto clinico e alla misurazione puntuale di biomarcatori oltre che alle verifiche di test diagnostici non basta. Bisogna sempre di più andare oltre, per un monitoraggio che punti con forza sul benessere psicofisico delle persone. Oltre alle cure. Oltre alle innovazioni scientifiche. Per una visione davvero olistica del soggetto che si trova ad affrontare una forma tumorale.

E allora? Allora può diventare di grande aiuto puntare sulle terapie integrate, che superano le cure mediche per affrontare i bisogni del benessere nella vita di ogni giorno. Sono proprio questi aspetti a sostenere la seconda ‘stagione’ di Oncowellness, progetto di Pfizer lanciato nel 2022 dedicato proprio al benessere psico-fisico delle persone con storia di tumore.

Quest’anno il mirino dell’iniziativa è puntato sull’alimentazione e sulle terapie o pratiche non farmacologiche integrate. Il progetto è supportato da una coalition di oncologi, nutrizionisti, fisiatri, riabilitatori, trainer e in collaborazione con le Associazioni pazienti partner: AIL – Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Susan G. Komen Italia, APS Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali e WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe. 

Tra le novità le ricette su misura di Carlo Cracco, chef di fama internazionale con 5 stelle Michelin e personaggio televisivo, testimonial della nuova edizione di Oncowellness, che ha preparato un ricettario speciale che coniuga appetito e vantaggi nutrizionali e delle video-ricette esclusive, disponibili su www.oncowellness.it.

Viene da chiedersi, a questo punto, come si estrinsecano queste terapie complementari non farmacologiche. Secondo Stefano Magno, Responsabile Centro Komen Italia per i trattamenti Integrati in oncologia presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IrccsS di Roma con questo termine si definisce “una serie di risorse terapeutiche che non prevedono l’utilizzo di farmaci e che hanno come finalità non quella di curare la malattia oncologica ma di alleviare, prevenire o ridurre effetti collaterali e disturbi correlati al tumore o ai trattamenti oncologici convenzionali”.

Le terapie integrate, insomma, mirano proprio a integrare quella parte dei trattamenti oncologici convenzionali che ancora oggi mettono in secondo piano il supporto alla persona.

“Le terapie integrate più utilizzate sono la mindfulness, che nasce dall’integrazione dello yoga con tecniche di psicoterapia, l’agopuntura, la fitoterapia, la musicoterapia e tutto quello che è riunito sotto la definizione di massaggio-terapia, ovvero un insieme di pratiche che prevedono l’uso delle mani non a scopo di puro rilassamento bensì mirato ad alleviare disturbi precisi e sintomi dovuti ad effetti collaterali”, spiega Magno. 

Le terapie integrate sono metodiche abbastanza semplici e non invasive, ‘naturali’ nel senso che non attingono dalla natura i loro principi terapeutici; ciò che le caratterizza è che agiscono attraverso le risorse dello stesso paziente. Attraverso tecniche di meditazione e di lavoro sul corpo-mente per una migliore consapevolezza di sé, o la stimolazione di punti precisi del corpo, si possono evocare risposte dell’organismo “ospite” e quindi un effetto biologico.

Questo implica un’altra considerazione: quanto sia importante, prima di applicare le terapie integrate, prendersi cura degli stili di vita del paziente, quindi dell’alimentazione, del suo stato di nutrizione, dell’attività fisica e del sonno, perché è sulla base dello stile di vita e dei comportamenti che l’organismo sarà in grado di rispondere in modo ottimale alle terapie naturali. Se il paziente è defedato o fortemente obeso, oppure presenta uno stato infiammatorio importante, le sue capacità di risposta saranno ridotte. 

L’alimentazione, insomma, è alla base del benessere delle persone con tumore. E sicuramente offrire al malato un supporto nutrizionale adeguato e studiato su misura appare fondamentale, magari con un occhio di attenzione per il gusto ed il piacere, sfruttando anche le ricette di Carlo Cracco. Maurizio Muscaritoli, direttore UOC di Medicina Interna e Nutrizione Clinica, Policlinico Umberto I di Roma  e ordinario di Medicina Interna all’Università Sapienza, non ha dubbi.

“Il supporto nutrizionale per un paziente con tumore riveste una grandissima importanza – spiega l’esperto – Tuttavia, questo tema è ancora poco popolare e sottovalutato: solo recentemente ci si è resi conto che un paziente defedato, che ha perso peso e qualità del suo stato di nutrizione, diventa più fragile e perde opportunità di essere curato in maniera adeguata per la sua malattia. Questo riguarda non solo la quantità e la qualità dell’alimentazione nel malato oncologico, ma anche l’attenzione con la quale si cerca di diagnosticare precocemente o addirittura di prevenire il deterioramento dello stato di nutrizione, che si palesa principalmente con la perdita di peso ma sottende anche una perdita di massa grassa e di massa muscolare”. 

Facile a dirsi, sicuramente. Ma è difficile da mettere in atto il sostegno nutrizionale per i pazienti oncologici. “Lo studio “Premio”, condotto qualche anno fa per valutare la prevalenza della malnutrizione nei pazienti in prima visita oncologica medica, ha rivelato una elevata prevalenza di malnutrizione e di rischio malnutrizionale e che il 65% dei pazienti aveva già perso peso alla prima visita”, riprende Muscaritoli.

Ed allora? Allora, come per le cure mediche, occorre che si studi un percorso su misura per ogni paziente. Attraverso un monitoraggio nutrizionale che prosegua nel tempo, al fino di controllare l’introito giornalieri di alimenti e fornire un counselling nutrizionale aiutandolo a consumare gli alimenti di maggiore gradimento e superare l’eventuale avversione per il cibo, naturalmente con l’aiuto di un caregiver.

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