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Melanoma: virus dell’herpes modificato contro i casi difficili

melanoma
Adyen Articolo
Velasco25

Sfrutta il virus dell’herpes la nuova frontiera dell’immunoterapia contro il melanoma. Iniettare all’interno del tumore un herpes simplex geneticamente modificato abbinandolo all’immunoterapia permette, infatti, di eliminare le cellule tumorali. È questo il meccanismo d’azione di RP1, un’innovativa immunoterapia a base di ‘virus oncolitici’ che, in combinazione con l’immunoterapico nivolumab, promette di dare nuova speranza a un terzo dei pazienti con una forma avanzata di melanoma, che non rispondono più all’immunoterapia standard.

I virus ‘sciogli tumore’

Ma cosa sono i virus oncolitici? Si tratta di una forma di immunoterapia che utilizza virus resi ‘inoffensivi’ per infettare e distruggere le cellule tumorali. RP1, prodotto dall’azienda farmaceutica americana Replimune, si basa su un ceppo del virus herpes simplex progettato e geneticamente ‘armato’ con due molecole che puntano a potenziare al massimo la capacità di eliminare il tumore e attivare una risposta immunitaria antitumorale sistemica. 

La ‘combo’

“Sebbene le opzioni di trattamento per il melanoma avanzato siano migliorate, molti pazienti non traggono alcun beneficio dalle terapie attualmente approvate. In particolare, alcuni pazienti trattati con immunoterapia anti-PD1 non rispondono dall’inizio a questa immunoterapia e altri lo fanno inizialmente ma poi sviluppano una resistenza”, spiega Paolo A. Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, in occasione della XV edizione del Melanoma Bridge e della X edizione dell’Immunotherapy Bridge a Napoli.

Per questi pazienti dunque le possibilità terapeutiche sono ancora limitate, “e questo rappresenta un chiaro bisogno medico insoddisfatto, a cui l’approccio a base di virus oncolitici come RP1 potrebbe rispondere”.

Lo studio

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati dello studio clinico di Fase 2 Ignyte, così convincenti che di recente la Food and Drug Administration (Fda) Usa ha designato il trattamento Breakthrough Therapy per pazienti adulti con melanoma avanzato precedentemente trattati con immunoterapia. Un’etichetta che consente di accelerare lo sviluppo e la revisione di terapie davvero innovative, capaci di fare la differenza contro patologie gravi e sfidanti.

“Nello studio la combinazione di RP1 e nivolumab ha prodotto risposte durature e clinicamente significative, con un profilo di sicurezza gestibile nei pazienti con melanoma avanzato che erano progrediti durante la precedente terapia anti-PD-1”, aggiunge l’oncologo napoletano. Lo studio di Fase 2 ha coinvolto 140 pazienti, con un tasso di risposta globale superiore al 30% e una risposta completa del 15%. “Le attuali evidenze dimostrano che RP1 e nivolumab rappresentano una combinazione promettente che produce risposte oggettive in un terzo dei pazienti”, sottolinea Ascierto. Oltretutto si tratta di “risposte durature, pari a quasi due anni. I dati indicano che si tratta di un trattamento sicuro e che la sopravvivenza è molto promettente. Tutto questo è stato considerato sufficientemente incoraggiante per avviare uno studio di Fase 3”. Attualmente è in corso il reclutamento dei pazienti per valutare la ‘combo’ della speranza.

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