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Invecchiamento: il biomarcatore tech e la terapia a Rna contro le malattie dell’età

cromosoma X genere
Adyen Articolo
Velasco25

C’è anche un po’ dell’eredità di Sammy Basso, scienziato, attivista e scrittore recentemente scomparso che è stato il più longevo malato al mondo di sindrome della progeria di Hutchinson-Gilford, all’interno della ricerca su una nuova terapia a Rna mirata a proteggere dalle malattie legate all’invecchiamento.

L’età che avanza, infatti, è un importante fattore di rischio per tumori, malattie cardiovascolari e neurodegenerative. Ebbene, uno dei progetti di ricerca del programma Age-It ha messo a punto una terapia a Rna  che, agendo sui telomeri – ovvero le parti terminali dei cromosomi – potrebbe rallentare l’invecchiamento cellulare e fare da ‘scudo’ contro le patologie legate all’età. Ma a che punto siamo? Come hanno spiegato i ricercatori nel corso dell’incontro dedicato all’invecchiamento, oggi al ministero della Salute, attraverso una startup verranno avviati i primi trial clinici. Non solo: un altro gruppo ha realizzato il primo biomarcatore digitale per diagnosticare precocemente, con metaverso e realtà virtuale, i segni di decadimento cognitivo negli anziani.

La ricerca sui telomeri

A guidare il primo lavoro è stato Fabrizio d’Adda di Fagagna dirigente di Ricerca IGM, Institute of Molecular Genetics del Cnr. Ebbene, in modelli sindrome della progeria di Hutchinson-Gilford, questa terapia estende la sopravvivenza del 45%. In altri modelli di malattie, come la fibrosi polmonare o la disfunzione immunitaria, questo approccio sembra capace di restituire le funzioni perse. Infine in alcuni tipi di tumore quali i sarcomi e i tumori del cervello, i telomeri si sono rivelati sensibili a questa terapia.

Metaverso e realtà virtuale

Il team di Giuseppe Riva (Università Cattolica di Milano – Istituto Auxologico Italiano I.R.C.C.S) e Federico Carpi (Ingegneria Biomedica – Università di Firenze), con il gruppo di lavoro guidato da Filippo​ Cavallo, dell’Università di Firenze si è concentrato invece su anziani sani, con declino cognitivo precoce e con fragilità. Obiettivo, anticipare il più possibile la diagnosi di patologie neuropsicologiche, consentendo interventi tempestivi per ritardarne e mitigarne gli effetti.

È stato sviluppato un sistema di realtà virtuale capace di identificare e analizzare appositi biomarcatori digitali.
Come funziona? Vengono acquisiti dati su come le persone interagiscono con gli oggetti e come effettuano questi movimenti in uno scenario di realtà virtuale tramite un visore e un display tattile. I dati estratti da questi scenari corrispondono ai movimenti della testa e delle mani generati dai soggetti durante le varie prove in realtà virtuale.

L’utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale ha permesso al team di valutare la capacità predittiva di questi dati nella classificazione dei soggetti anziani sani, fragili e con declino cognitivo precoce. Ebbene, in base ai risultati preliminari, la metodologia si è rivelata efficace e più rapida rispetto alle pratiche di assessment neuropsicologico comunemente utilizzate. Nel corso del progetto, inoltre, ha sviluppato dispositivi indossabili per la stimolazione tattile dei polpastrelli, in modo da ricreare la sensazione di contatto con gli oggetti del mondo virtuale. Ciò rende l’esperienza più verosimile. Il prossimo passo è capire se questo approccio tech possa rendere più efficaci le terapie di riabilitazione cognitiva che sfruttano la realtà virtuale.

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