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Se il capo è un narcisista, strategie di coppia e sul lavoro

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Velasco25 Articolo

Non esiste una strategia unica. Questa è l’unica certezza scritta sulla pietra. Ma la scienza e la psicologia stanno comunque cercando di mettere in luce i percorsi che una persona dovrebbe intraprendere trovandosi di fronte a un narcisista. Sia sul lavoro che nel rapporto di coppia. E allora può essere utile rivalutare in chiave scientifica modalità di approccio, strategie di comportamento ed eventualmente anche opportunità di “fuga”.

Ad indicare la strada, sul fronte propriamente psicologico, può essere una ricerca da poco pubblicata su Cambridge Elements, curata da Amy Brunell, docente di Psicologia presso l’Università statale dell’Ohio.
Cominciamo a rileggere le indicazioni partendo dall’ambito lavorativo. La studiosa consiglia sostanzialmente di prevedere procedure aziendali che in qualche modo limitino i rischi, a fine di migliorare le opportunità di gestione di comportamenti narcisistici del superiore da parte dei collaboratori.

Il tutto, considerando che si può verificare una tendenza da parte del superiore che si “apprezza” moltissimo a risultare aggressivo, a volte anche prepotente. O addirittura può arrivare ad arrogarsi meriti, come coordinatore di un lavoro interamente svolto da altri. Per questo, in chiave preventiva, la raccomandazione per chi si occupa di Risorse Umane è di mettere a punto procedure che limitino i rischi, ben sapendo che poi, all’atto pratico, non esiste una ricetta unica in grado di rispondere ai bisogni.

Ma non basta. Occorre che i collaboratori sappiano porre le giuste barriere alla potenziale aggressività ed anche al fascino del leader narcisista, che comunque spesso ha successo anche per la sua capacità (sempre secondo l’esperta) di portare a termine le cose e raggiungere gli obiettivi.

Cosa fare? Sostanzialmente appare importante porre confini chiari nella relazione tra collaboratore e superiore. Appare importante non assumersi impegni extra oltre a quelli determinati dalla mansione e dal modello organizzativo e, soprattutto, occorre essere sempre pronti a spostarsi, magari all’interno della stessa azienda o in un’altra struttura.

La strategia della “fuga” dal narcisista, peraltro, in certi casi appare consigliabile non solo in ambito professionale ma anche sul fronte del rapporto a due. Lo ricorda la stessa Brunell: “Proprio come nelle relazioni personali, spesso è meglio andarsene”, ammonisce in una nota dell’ateneo americano. In un mosaico di conoscenze che appare complesso e frammentato, con diversi tasselli ancora da esplorare ed inserire al posto giusto, l’esperta segnala come occorranno ulteriori ricerche per definire le migliori pratiche di interazione con l’altro/a narcisista.

“Ci sono molti buoni consigli pratici, ma non sappiamo ancora quanto funzionino bene”, è il messaggio. La stessa studiosa indica una strada che a volte è davvero difficile da seguire: si parte dal riconoscimento delle persone narcisiste per una progressiva “exit strategy” che le meta da parte. Facile a dirsi. Ma sul fronte pratico, non è certo semplice muoversi con tanta determinazione. Perché esiste anche l’aspetto psicologico, che va oltre la ferrea capacità decisionale.

E allora? Detto che il narcisista sa spesso tessere la sua tela fatta di fascino e simpatia quando inizia una relazione, Brunell indica come sia importante soppesare le lusinghe e le attenzioni per rispondere di conseguenza. Se possibile, proteggendosi. Sia sul lavoro che nei rapporti di coppia. Alla fine, presunzione, egocentrismo e mancanza di empatia per gli altri tendono ad emergere. E anche psicologicamente, prevenire è meglio che curare.

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