In che modo l’AI impatterà sulla salute di domani? Mentre gli studi mettono alla prova i Chatbot con diagnosi impossibili e sviluppo di nuovi farmaci, c’è chi è pronto a scommettere che queste soluzioni tecnologiche cambieranno “il volto della gestione sanitaria in tempo di crisi, sia per l’efficienza che per l’accessibilità”.
Parola dei ‘tre moschettieri dell’epidemiologia’: Francesco Branda (Campus Bio-Medico di Roma), Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico di Roma) e Fabio Scarpa (Università di Sassari), che – non per la prima volta – insieme a un gruppo di colleghi tornano ad analizzare il tema, questa volta in un lavoro pubblicato su ‘Future Internet’.
Intelligenza umana e non solo
“Tenendo conto che l’intelligenza è umana – dice Ciccozzi a Fortune Italia – il nostro contributo riflette un momento significativo nell’evoluzione dell’uso dell’intelligenza artificiale nel settore della sanità pubblica, mettendo in luce una questione cruciale: il potenziale dei chatbot basati sull’AI nell’affrontare situazioni di emergenza sanitaria globale, come le pandemie o i focolai infettivi”.
L’idea che questi strumenti possano fornire risposte immediate, ridurre la disinformazione, supportare il triage e alleviare il carico sui sistemi sanitari “non solo rappresenta un progresso tecnologico, ma un vero e proprio passo verso una maggiore resilienza dei sistemi sanitari di fronte a crisi imprevedibili”, sostengono i ricercatori.
Il valore aggiunto dell’AI
“La rapidità e la precisione con cui i chatbot possono rispondere alle domande della popolazione possono ridurre significativamente la pressione sugli operatori sanitari e migliorare la comunicazione nelle fasi più critiche”, spiega Ciccozzi.
L’analisi non manca di esplorare le problematiche e le sfide connesse a questo tipo di tecnologia. “La questione dell’accuratezza delle informazioni fornite dai chatbot è cruciale: l’affidabilità delle risposte è un punto di grande preoccupazione, specialmente quando si tratta di argomenti legati alla salute”, ammettono gli autori.
I paletti e le criticità
Attenzione: questo non vuol dire che non ci siano criticità. L’integrazione di un’AI che risponda correttamente e tempestivamente “non è semplice e richiede dati validi e continuamente aggiornati, nonché una costante supervisione umana. Inoltre, la privacy dei dati personali è un tema che non può essere ignorato, considerando la delicatezza delle informazioni in ambito sanitario“, rileva il gruppo di Massimo Ciccozzi.
Un altro aspetto che merita attenzione è l’adattamento di questi chatbot ai contesti culturali e linguistici diversi. La sanità pubblica si svolge in un ambiente globale e, quindi, la possibilità che un chatbot possa essere utilizzato efficacemente in differenti Paesi, con differenti lingue, norme sociali e tradizioni sanitarie, è una sfida tecnica, etica e operativa da non sottovalutare. “La tecnologia deve essere progettata in modo da essere inclusiva, accessibile e rispettosa delle diversità”.
Nonostante queste difficoltà, il potenziale dell’integrazione tra uomo e AI “è indiscutibile” per gli esperti. Come sottolineato nell’articolo, l’approccio ibrido con la supervisione e l’intervento umano può massimizzare l’efficacia di questi strumenti, bilanciando l’efficienza automatica con la sensibilità e il giudizio umano. Insomma,per i nostri ricercatori i chatbot non sostituiranno i professionisti della salute, ma li supporteranno per amplificare la capacità di risposta alle emergenze. Come super-poteri, che però vanno utilizzati con attenzione e senso di responsabilità. Potremmo dire con umanità.