Altro che ‘sdraiati’, pigri e chiusi in un mondo virtuale: la Gen Z alla salute ci pensa, eccome. Anche se confessa di far fatica ad orientrarsi nel mare di fake news che dilagano ogni giorno sui social. Inoltre, in barba al fascino di device e telemedicina, quando ha qualche problema, preferirebbe il contatto umano con un dottore in carne e ossa, disponibile ad ascoltare.
Insomma, per i nativi digitali l’universo virtuale sarà sì più comodo e veloce, ma non basta. Sempre in tema di salute, il 64,3% ritiene che la mancanza di contatto umano e di interazioni fisiche siano motivo di insoddisfazione e, facendo un raffronto fra le cure in presenza e quelle in digitale, il 62,4% si dice preoccupato dalla soluzione via web.
Ad analizzare il rapporto fra giovani e salute è il primo studio realizzato attraverso l’uso di Decipher Health, uno strumento di AI cognitiva utilizzato da Burson per indagare sul pensiero di giovani adulti fra i 18 e i 27 anni – la Gen Z, appunto – di 11 Paesi nel mondo, Italia inclusa. Vediamo allora meglio cosa è emerso.
I falsi miti delle fake news e l’unico antidoto alla disinformazione
La crisi dei social e il desiderio di contatto umano
In effetti alcune indagini ce lo avevano già detto: l’overdose di social sembra aver scatenato una sorta di rigetto. Circa la metà della Gen Z vorrebbe che TikTok (47%) e X (50%) non esistessero. Ciò nonostante, o forse proprio a causa di questo, per molti è ancora la norma trascorrere quattro ore al giorno sui social media.
In fatto di salute però, 6 giovani su 10 ritengono che la mancanza di contatto umano e di interazioni fisiche siano motivo di insoddisfazione.
Il post-Covid e la scoperta della vulnerabilità
C’è da dire che l’esperienza della pandemia ha avuto un impatto significativo sulla Gen Z, che ha detto addio al senso di invincibilità e di noncuranza nei confronti del proprio benessere tipico dell’era pre-Covid (la pensa così l’82,4% degli italiani coinvolti).
Sarà per quello che hanno visto, sarà perché sono cresciuti, ma poter prendere decisioni sulla propria salute in maniera informata e basandosi sui fatti è ritenuto fondamentale. Anche se non è facile: il 92,4% degli esponenti della Gen Z – in Italia l’85,7% – ritiene di essersi imbattuto in notizie false o fuorvianti online e sui social media. Cosa che compromette la fiducia nelle soluzioni proposte e limita la possibilità di accesso alle cure.
La visita dal medico batte il dottor Google, ma serve più tempo
Insomma, googlare sintomi e cercare rimedi online andrà anche bene (lo fanno in tanti ormai), ma il 68,7% – consapevole della disinformazione e della necessità di un rapporto diretto con il dottore – ritiene di non ricevere sufficiente tempo e attenzione dal proprio medico e dai professionisti del settore. In più, l’89,8% crede che l’ascolto attivo da parte degli esperti sia fondamentale nelle decisioni che riguardano la salute, mentre l’85,4% avverte il bisogno di un’informazione completa e accurata.
E Big Pharma?
Quanto all’industria farmaceutica, il 65,4% dei giovani italiani pensa che potrebbe avere un ruolo importante proprio attraverso un’informazione completa e accurata, ma appena il 38,8% ritiene che questo accada veramente.
Per Elena Silva, amministratore delegato di Burson Group Italia, “c’è un rapporto da ricostruire e una generazione in ascolto e proattiva. È una grande opportunità per l’intero settore che deve essere colta”. Insomma, “queste informazioni ci confermano che è arrivato il momento per aprire una nuova strada di comunicazione su temi della salute che riguardano tutti noi”. Perchè gli ascoltatori interessati non mancherebbero.
Che cos’è Decipher Health
Facciamo ora un passo indietro. Decipher Health, spiegano gli ideatori dell’indagine, ha addestrato modelli di AI cognitiva su un ampio spettro di aree tematiche, tra cui salute generale, oncologia, neurologia, diabete, pneumologia e salute sessuale e si basa su indicatori predittivi di credibilità e viralità. Il risultato è una struttura pensata per prevedere il potenziale impatto di diversi tipi di contenuti e argomenti su determinati segmenti di pubblico.
Creato in collaborazione con Limbik, azienda specializzata in AI cognitiva, questo strumento è una sorta di “focus group scalabile e dinamico, per dare più profondità e accuratezza all’analisi dei dati con l’obiettivo di ricavare ogni elemento utile alla costruzione di una comunicazione più efficace”, conclude Silva.