Se a volte il viaggio dei pazienti in cerca di cure può trasformarsi in un’odissea, dall’AI (intelligenza artificiale) può arrivare un aiuto concreto. Una sorta di ‘filo d’Arianna’ digitale, in grado di guidare nei meandri della sanità. Una soluzione utile anche ai medici.
È stato presentato alla recente AI Week di Milano, la fiera europea dedicata all’intelligenza artificiale, il progetto di Clara. Sembra un nome di donna, invece è un acronimo che sta per Clinical Learning and Research Assistant.
Ma di che si tratta? Come spiega Loreto Gesualdo, presidente Federazione delle Società Medico Scientifiche Italiane (Fism), Clara è un “innovativo assistente digitale sviluppato da Visionage Srl per conto di Fism, pensato per supportare concretamente medici e pazienti. Una guida digitale che si integra nel lavoro quotidiano del medico, suggerendo lo standard di cura più aggiornato sulla base delle linee guida cliniche e segnalando anche trial clinici in corso potenzialmente utili per il paziente”. Insomma, “una vera rivoluzione”.
Gesualdo è convinto che l’innovazione possa essere la chiave per superare gli ostacoli che, ancora oggi, complicano la vita ai pazienti. Ma anche per semplificare il lavoro dei ‘camici bianchi’. “In sanità, prevenzione e accesso alle cure devono essere diritti garantiti a tutti. Per questo abbiamo avviato un profondo lavoro di digitalizzazione dei patient journey, ovvero i percorsi di cura dei pazienti affetti da malattie cronico-degenerative e rare. Negli ultimi due anni ne abbiamo attivati ben 14, con l’obiettivo di ridurre tempi di attesa, viaggi della speranza e migliorare la qualità di vita di pazienti e caregiver”.
Perchè l’AI non azzererà il bisogno di empatia
All’AI Week la sanità è stata protagonista: 10 società federate Fism hanno animato un dibattito sul ruolo strategico dell’intelligenza artificiale nei percorsi terapeutici, evidenziando l’importanza del coinvolgimento di istituzioni, comunità scientifica, pazienti e industria. Con un presupposto. “L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, ma non può sostituire l’intelligenza umana. Nessun algoritmo potrà mai replicare il tocco, lo sguardo, l’empatia. Proprio per questo l’AI deve aiutare il medico a recuperare tempo da dedicare al paziente, per dirgli: mi prendo cura di te”. Insomma, al centro devono esserci l’uomo e i suoi bisogni. Che, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, possono trovare finalmente risposta.