Telemedicina etica, il manifesto degli oculisti

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La Telemedicina può avere un ruolo importante nei processi di assistenza e cura. Con essa è possibile consultare, curare e monitorare i pazienti a domicilio nel decorso della loro malattia (promuovendo continuità assistenziale tra ospedale e territorio).

I servizi di telemedicina sono esplosi durante la pandemia da Covid-19, sopperendo alle difficoltà di recarsi fisicamente in ospedale o in ambulatorio. Ha consentito di rimanere vicini ai bisogni delle persone, offrendo loro consulti a distanza. Uno strumento, però, di cui servirsi in modo etico, al fin di facilitare l’interazione tra medico e paziente quando situazioni contingenti rendono difficile un incontro in presenza.

Ed è proprio sull’etica che si focalizza il Manifesto dedicato alla telemedicina, redatto dall’Associazione italiana dei medici oculisti (Aimo). Con il Manifesto dal titolo ‘Teleoftalmologia: un approccio etico’, gli oculisti hanno voluto approfondire le reali potenzialità della telemedicina nel loro settore, fornendo una ‘bussola’ per affrontare una nuova modalità operativa dell’agire medico.

“Viste le peculiarità dell’oftalmologia, che richiede un approccio strumentale molto complesso sia per quanto riguarda la diagnosi sia per la terapia – spiega il vicepresidente di Aimo, Lorenzo Galli – ci siamo chiesti se fosse possibile delineare un’etica della teleoftalmologia. L’oftalmologia per le sue peculiarità potrebbe sembrare quella che più di ogni altra possa giovare dello sviluppo tecnologico rappresentato dalla telemedicina, ma in realtà gli ambiti di utilizzo sono ben delimitati e l’approccio del medico deve essere attento e consapevole, con lo sguardo sul paziente e non sulla prestazione, evitando il rischio di un rapporto con il paziente distante e impersonale, ma soprattutto l’altissimo rischio di possibili abusi da parte di persone ed aziende con pochi scrupoli”.

Non è mai la tecnologia ad essere ‘negativa’ ma “l’uso positivo o negativo di uno strumento dipende sempre e solo dall’operatore”, si legge sul manifesto degli oculisti italiani, elaborato, oltre che da Galli, anche da Vuga Ana Grgi (referente di Aimo per la Regione Veneto) e da Marco Gusmeroli (consigliere Aimo).

Ma quali sono le reali potenzialità di una tele-oftalmologia?

Le possibili risposte, secondo gli esperti, sono sostanzialmente tre:

“Avvicinare medico e paziente quando la logistica e/o situazioni particolari (come il Covid) rendano difficoltoso un incontro di persona; rendere più fruibili le prestazioni all’assistito in termini economici e di attesa; trovare un’occasione per un rapporto di consulenza con colleghi esperti nelle sottospecializzazioni dell’oftalmologia”.

I servizi di telemedicina si articolano in visite di teleconsulto in videochiamata, nell’esecuzione di esami con refertazione da remoto e nella videoconsulenza con l’esperto. La sola telecamera, “per quanto avanzata, non consente un esaustivo esame obiettivo. Di conseguenza, pur eticamente valido, il teleconsulto con videochiamata non consente altro che consigli relativi a terapie già in essere o a dubbi o domande che il paziente possa avere”.

Quanto all’esecuzione di esami con refertazione da remoto, è “fondamentale che l’esecuzione non diventi un pretesto per altri scopi commerciali – sottolineano gli oculisti Amo – L’esempio classico è l’ottico che possiede apparecchiatura medicale avanzata, che potrebbe utilizzare la telerefertazione per rivestire di valore una prestazione il cui fine è mimare una visita oculistica per vendere occhiali, lasciando credere di poter surrogare il ruolo del medico”.

Nel documento è sottolineata la necessità che la richiesta di un esame avvenga “strettamente in un contesto di visita medica” e che di conseguenza “non si possano refertare esami che non siano corredati da richiesta medica”. Infine, la possibilità di una videoconsulenza con l’esperto, in cui la visita è gestita in presenza da un oculista nel proprio studio con la presenza, da remoto, di un altro oculista: “L’unica possibilità eticamente corretta sarebbe una consulenza da parte di un collega più esperto in materia, che ci aiuta in videoconsulenza nell’approfondire la condizione del nostro paziente”, concludono gli esperti.

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