Vaccini, buone notizie da J&J, Moderna e AstraZeneca

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Mentre l’Italia è alle prese con una campagna vaccinale che non decolla, sul fronte vaccini arrivano tre buone notizie. E’ in dirittura d’arrivo negli Usa il disco verde della Food and Drug Administration (Fda), all’uso d’emergenza del vaccino Johnson & Johnson a dose singola contro Covid-19. Gli esperti dell’agenzia hanno parlato di una “forte protezione” e tassi importanti di efficacia, superiori al 70%. Il via libera dovrebbe arrivare nel fine settimana.

Intanto, sempre negli Usa, la biotech Moderna ha consegnato dosi del suo candidato vaccino mRna-1273.351 specifico contro la variante Sars-CoV-2 sudafricana al National Institutes of Health (Nih) per lo studio clinico. L’azienda ha delineato due strategie per affrontare le varianti più preoccupanti: sta valutando dosi di richiamo per aumentare l’immunità neutralizzante contro le più preoccupanti; e prevede di valutare mRna-1273.351 e mRna-1273.211 come vaccinazione per coloro che non sono ancora stati immunizzati.

Come ha spiegato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna, “sfruttando la flessibilità della nostra piattaforma mRna ci stiamo muovendo rapidamente per testare gli aggiornamenti dei vaccini che affrontano le varianti emergenti del virus. Moderna si impegna ad apportare tutti gli aggiornamenti necessari al vaccino finché la pandemia non sarà sotto controllo. Speriamo di dimostrare che i richiami, se necessario, possono essere fatte a livelli di dose inferiori, il che ci permetterà di fornire molte più dosi alla comunità globale alla fine del 2021 e nel 2022”.

Sul fronte della produzione, Moderna ha annunciato ulteriori investimenti per aumentare la capacità produttiva globale di vaccini: per il 2022 si sale a 1,4 miliardi di dosi da 100 μg. Quanto al 2021 il programma è aumentato a 700 milioni di dosi e l’azienda sta lavorando per fornire fino a 1 miliardo di dosi nell’anno in corso. Non solo.
Moderna fa sapere di aver ricevuto un feedback positivo dalla Fda sulla proposta di aggiungere più dosi a ogni fiala di vaccino: l’azienda sta valutando un piano che potrebbe consentire di prelevare fino a 15 dosi da ogni fiala.

Per quanto riguarda l’Italia, invece, AstraZeneca – smentendo le notizie circolate nei giorni scorsi – ha fatto sapere che questa settimana verranno superate le 1,5 milioni di dosi consegnate con l’obiettivo di superare i 5 milioni di dosi per la fine di marzo. Le date di consegna, la frequenza e il volume possono subire alterazioni dovute ai processi di produzione e alle tempistiche dei processi di controllo qualità.

“Il contratto con la Commissione europea è stato siglato ad agosto del 2020 e in quel momento non era possibile fare una stima precisa delle dosi, che dipende dalla produttività degli impianti di produzione di un vaccino ad alta complessità biologica che non era stato mai prodotto. A questa complessità si è aggiunta una produttività inferiore alle previsioni nello stabilimento destinato alla produzione europea, e per questo non siamo ancora in grado di fornire previsioni dettagliate per il secondo trimestre” si legge in una nota.

In ogni caso AstraZeneca conferma l’obiettivo di essere in linea con quanto indicato nel contratto. “Prevediamo che circa la metà delle dosi previste provenga dalla catena di approvvigionamento europea nella quale stiamo continuando a lavorare per aumentarne la produttività. Il resto proverrà dalla nostra rete di approvvigionamento internazionale con l’obiettivo di consegnare all’Italia più di 20 milioni di dosi”.

Infine, sul fronte della ricerca, l’Università di Oxford ha avviato un trial clinico per testare il cosiddetto “heterologous prime boost”: ad un campione di volontari verranno somministrate per le due dosi due vaccini diversi: Pfizer/BioNTech e AstraZeneca. Obiettivo, snellire il più possibile le procedure di somministrazione dei vaccini e immunizzare il più rapidamente possibile la popolazione.

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