Vaccini monodose, un po’ di chiarezza

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Vaccini monodose per bypassare il problema dei ritardi nelle forniture dei sieri anti-Covid? Mentre si moltiplicano gli studi che ‘promuovono’ il modello inglese, pullulano gli annunci di un cambio di passo per la campagna vaccinale italiana, incline (ora) a seguire l’esempio britannico. Ma è corretto parlare di approccio monodose?

“Così si passa da un eccesso all’altro. Gli inglesi puntano a somministrare la prima dose di vaccino a più persone possibile, ma poi fanno anche la seconda. Al momento l’unico vaccino monodose è quello Janssen (Gruppo J&J)”, che in Europa sarà approvato intorno a metà marzo. A ricordarlo è l’infettivologo Roberto Ieraci, referente scientifico per le vaccinazioni dell’Unità di crisi del Lazio e della Asl Roma 1, e fautore della prima ora del ‘modello inglese‘.

“Per 30 anni il Comitato consultivo inglese sui vaccini è stato il nostro faro. Poi sono usciti dall’Europa con Brexit, ed è passato il messaggio che gli inglesi non capiscono niente. Non è vero: il razionale scientifico c’era. E ora stanno dimostrando chiaramente che è il migliore. Anche dal punto di vista epidemiologico, se riesci a dare una copertura al maggior numero di persone possibile, eviti che il virus si diffonda e si replichi in maniera vertiginosa. Ora, grazie agli inglesi, sappiamo che la seconda dose di AstraZeneca si può fare dopo 12 settimane. Questo ci dà tre mesi di tempo per fare la seconda dose. Inoltre gli ultimi dati pubblicati su Lancet indicano che questo è un vaccino efficace quanto gli altri”.

Dunque non ci sono vaccini di serie A e di serie B? “Assolutamente no: non è un caso che Ema (Agenzia europea dei medicinali) e Oms (Organizzazione mondiale della sanità) abbiano autorizzato AstraZeneca senza limiti di età” dopo i 18 anni. Inoltre “i vaccini Pfizer e Moderna sono stati sperimentati quando queste varianti non circolavano, mentre AstraZeneca e J&J sono stati studiati quando le varianti impazzavano”. Aspetti di cui tenere conto. Ieraci non ha dubbi, e tiene a chiarirlo: “Tutti i vaccini attualmente autorizzati riducono il rischio di Covid-19 grave, di morte e di ospedalizzazione. E sono tutti efficaci in questo frangente. Aver lanciato un messaggio di vaccini di serie A e serie B è stato sbagliatissimo”.

E ancora: l’approccio monodosenon si può fare con un vaccino progettato su due dosi. Si può dilazionare la seconda, come è stato fatto in Gran Bretagna. Ma al momento solo J&J è progettato con una sola dose, tanto che gli effetti si vedono a 28 giorni dalla somministrazione. Gli altri vaccini nati con una schedula a 2 dosi prevedono il completamento della seconda dose. L’approccio inglese è stato vincente perché ha ritardato la seconda vaccinazione”.

E i sieri di Pfizer e di Moderna? “Per Pfizer abbiamo alcuni dati su una sperimentazione fatta in alcuni gruppi, con la seconda dose a 42 giorni di distanza dalla prima. Un approccio che si è dimostrato efficace. Gli inglesi non si sono inventati niente”.

Intanto la ricerca continua. Due studi di altrettante università britanniche indicano che gli individui con precedente infezione da Sars-CoV-2 dopo una sola dose di vaccino Pfizer/BioNTech generano una risposta immunitaria paragonabile a quella dei soggetti mai infettati prima dopo due dosi di vaccino. E già ferve il dibattito tra gli esperti sull’opportunità di riservare agli ex pazienti Covid una sola dose.

“Il punto – lamenta Ieraci – è che abbiamo pasticciato con la comunicazione: si è parlato di serie A e B. E poi la questione degli anziani: prima 18-55, poi 18-65. Così c’è gente che ha rifiutato il vaccino AstraZeneca, una cosa inconcepibile e assurda”. Per Ieraci questo vaccino andrebbe usato senza limiti di età, “come dicono il Sage dell’Oms e l’Ema“. Il punto in questa fase “è avere più vaccini possibili autorizzati dagli enti regolatori e, soprattutto, somministrarli. Sono favorevole anche all’approccio ‘contieni e vaccina‘, ovvero vaccinare ‘a bomba’ laddove ci sono focolai e zone rosse. Occorre fermare il cammino del Coronavirus”.

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