La bella storia di Fulvio e Radia, vaccinati e felici a quasi 100 anni

Fulvio e Radia
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Nel giorno dei timori suscitati dalle sospette reazioni avverse collegate a un lotto del siero AstraZeneca, arriva da Roma una bella storia di buona sanità, realismo e fiducia nei vaccini. Quella dei fratelli Fulvio e Radia Zois, lombardi di nascita ma romani di adozione. Sopravvissuti in gioventù ad un pesantissimo bombardamento a Treviso, Fulvio e Radia – rispettivamente 99 e 97 anni – si sono felicemente vaccinati contro Covid-19 al Centro vaccinazione di Santa Maria della Pietà, nella Asl Roma 1, con il siero Pfizer-BioNTech. E già pensano al futuro con ottimismo e gratitudine.

Ad accompagnali, il figlio di Radia, Bruno Schiaramazzi, che racconta: “Sono nati tre volte: la seconda dopo il bombardamento, a cui sono sopravvissuti in pochi, e la terza oggi. La tristezza di non poter uscire, non vedere gli amici e non poter viaggiare: è stato così per loro questo lunghissimo anno”.

Oggi, finalmente, il vaccino, affrontato con entusiasmo e senza paure. “Il 7 aprile del 1944 – racconta Radia – ci fu un bombardamento a Treviso micidiale. I morti sono stati tantissimi, il giorno dopo i giornali titolavano ‘7 aprile Passione di Cristo e Passione di Treviso’. Io sono andata anche in giro il giorno dopo. Un rifugio era in piedi ma c’era davanti una tendina, io sono andata a vedere come mai… erano tutti morti. Oggi per noi è una terza rinascita dopo quel giorno”.

“Ho visto un aereo sganciare le bombe che hanno preso il rifugio dove ci trovavamo”, ricorda Fulvio. E Radia, che in quasi 100 anni ha vissuto più di una crisi, pensando a Covid non ha dubbi: “Ne abbiamo viste tante ma, questa è la peggiore. Mi ricordo che mia mamma mi parlava della Spagnola all’epoca, ma questa mi sembra una sofferenza più lunga. Paura di fare il vaccino? No: la paura va lasciata a casa”.

La pandemia di Covid-19 ha tolto molto alle persone anziane: c’è chi ha perso la vita, e chi ha dovuto rinunciare a contatti, amici, familiari, nipotini. “Della vecchia normalità – continua Radia – ci manca uscire, vedere gli amici, andare qualche volta la ristorante e poi viaggiare. Non ho preso da un anno neanche più l’autobus. Esco a piedi per andare a fare la spesa vicino casa oppure con i figli con la macchina. Io quando dovevo uscire non aspettavo mica l’autista, andavo. Adesso non lo faccio”.

DOPO IL VACCINO – Non c’è da stupirsi che l’avvenuta immunizzazione possa far sperare i due fratelli quasi centenari in una nuova libertà. “Dopo il vaccino – si ripromette Fulviotorno a sciare. Io andavo a Campo Felice, vicino Roma, ma anche sulle Alpi, facevo sempre la settimana bianca”.

“La prima cosa che vorrei fare tornando alla normalità? Andare in un ristorante con tutti gli amici – gli fa eco Radia – Per ora ci sentiamo, ma prima si giocava a carte, si facevano delle gite senza rompere le scatole ai figli. Mi manca la vita sociale, siamo giocatori di burraco e tresette, e adesso? Gli amici mi telefonano per dirmi: quando giochiamo? Anche loro si sono vaccinati, come noi”.

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