Vaccini AstraZeneca, chi ricorda lo squalene?

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Il caos vaccini AstraZeneca, con lo stillicidio delle segnalazioni di presunti gravi effetti avversi successivi all’inoculazione, la sospensione dei lotti, i titoli in prima pagina e il – comprensibile – allarme dei cittadini vaccinati o vaccinandi, non è poi una novità per chi si occupa di salute, anzi. Il ‘caso AstraZeneca’ ricorda infatti molto da vicino il ‘caso Fluad‘ (dal nome di un vaccino anti-influenzale finito, incolpevole, sul banco degli imputati), che tra il 2014 e il 2015 impazzò per settimane sui giornali e in Tv.

Una vicenda paradigmatica, nata dal ritiro cautelativo disposto a fine novembre 2014 dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) di due lotti di Fluad, in seguito alla segnalazione di tre anziani morti dopo la vaccinazione. Ebbene, anche all’epoca si scatenò il panico: all’improvviso i vaccinati sembravano morire come mosche, arrivavano segnalazioni quotidiane da ogni parte d’Italia di persone (soprattutto avanti negli anni) morte per varie cause, a breve o meno breve distanza dalla vaccinazione contro l’influenza.

Apriti cielo: la cronaca sfilò l’argomento ai giornalisti specializzati e ogni tg, tv, quotidiano e periodico faceva a gara a raccontare le tristi storie delle presunte vittime del vaccino. A complicare le cose, anche il malaugurato nome di un adiuvante presente in questo siero anti-influenza: lo squalene. Se si fosse chiamato gattene, o meglio ancora farfallene, probabilmente la cosa sarebbe passata inosservata. Ma qualche astuto cronista notò la presenza dell’inquietante squalene. E proprio su questa sostanza si accumularono i sospetti dei complottisti e dei soliti no-vax.

Gli inviti alla calma degli esperti vennero bellamente ignorati, se non derisi, come pure le rassicurazioni delle autorità. La cosa era sfuggita di mano. Peccato (si fa per dire) che poi le indagini svolte dalle agenzie italiane e europee abbiano stabilito che il vaccino era conforme agli standard di qualità, non era contaminato e non conteneva sostanze tossiche. Insomma, alla fine di questa follia collettiva i due lotti di Fluad furono scagionati senza riserve.

Ma i danni alla campagna di vaccinazione anti-influenzale furono notevoli. Le richieste crollarono, come anche i numeri dei vaccinati. Secondo le stime degli esperti, si tornò indietro di quindici anni. Con un calo delle coperture registrato in tutte le Regioni italiane. In media, quell’anno si vaccinò solo un italiano su dieci. Quanto alla popolazione over 65, poco meno della metà degli anziani italiani fece il vaccino (49%), inaugurando una disaffezione che si è trascinata per anni. E che, di certo, è costata molte vite.

Il caso Fluad è un precedente e un monito: era prevedibile che, con l’avvio della campagna vaccinale più grande della storia, sarebbero emersi presunti effetti avversi dei vaccini. La farmacovigilanza è fondamentale, ma lo è anche la corretta, tempestiva, cauta e puntuale comunicazione. Ebbene, nel 2014 furono fatti pesanti errori di comunicazione. Ma quella vicenda sembra non aver insegnato nulla.

Ecco perché oggi, anziché l’ultimo caso di presunto effetto avverso al vaccino AstraZeneca, ci piace riportare la segnalazione dell’Aifa: “I casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L’allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato“.

Mentre dunque “le attività di farmacovigilanza proseguono sia a livello nazionale che europeo in collaborazione con Ema, monitorando con attenzione possibili effetti avversi legati alla vaccinazione”, Aifa “rassicura fortemente i cittadini sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca, per una ottimale adesione alla campagna vaccinale in corso”.

Il rischio, infatti, è quello che il panico allontani le persone dal vaccino, di AstraZeneca e non. Inficiando così la battaglia per frenare la corsa del coronavirus.

Che il clima sia preoccupante lo dimostra anche l’incendio, ieri sera del portone dell’Istituto Superiore di Sanità. Intorno alle 20 qualcuno ha cosparso di liquido infiammabile il portone d’ingresso dell’Iss, in viale Regina Elena, dandogli fuoco. Ha subito parlato di atti intimidatori inaccettabili il ministro della Salute, Roberto Speranza. “A Silvio Brusaferro e a tutte le donne e gli uomini dell’Iss va il mio pieno sostegno e la gratitudine per il lavoro straordinario fatto ogni giorno al servizio del Paese. Il nemico è il virus. Non chi si impegna per combatterlo”. Ricordiamolo.

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