Vaccino, sì all’uso di tutte le dosi ma no ai furbetti

vaccino Covid
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Sì all’uso di tutte le dosi, ma no a i “furbetti del vaccino”. Come dire: ciò che c’è nel piatto non si avanza. La saggezza popolare dei nostri nonni torna alla ribalta in tempi di Covid. Soprattutto in caso di carestia di dosi di vaccino. L’ordinanza 2/2021 del nuovo commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo va proprio nella direzione di sfruttare al massimo tutte le armi a disposizione per combattere la pandemia.

“Le dosi di vaccino eventualmente residue a fine giornata, qualora non conservabili, siano eccezionalmente somministrate, per ottimizzarne l’impiego evitando sprechi, in favore di soggetti comunque disponibili al momento, secondo l’ordine di priorità individuato dal Piano nazionale e dalle successive raccomandazioni”, riporta brevemente l’ordinanza.

Poche righe pregne di significato che rappresentano un nuovo prezioso tassello al puzzle che di rigore che ha l’Italia nuovamente come soggetto.

Cosa ciò significa è chiaro: il vaccino è l’unica speranza che abbiamo per uscire dalla pandemia e trovare una nuova normalità sanitaria, sociale ed economia e quindi non ne va sprecata nemmeno una goccia. O, per meglio dire, nemmeno una dose.

La decisione di Figliuolo arriva all’indomani dell’annuncio della riduzione del 25% delle prime consegne previste del vaccino AstraZeneca, quello più facilmente conservabile tra quelli attualmente approvati e quello su cui tutta l’Europa (Italia inclusa) contava per riuscire a dare un vero impulso alla campagna vaccinale di qui alla fine dell’estate. L’uso del tempo imperfetto in questo racconto non è casuale, giacchè la somministrazione del vaccino anglo-svedese è stata sospesa giusto ieri, in via precauzionale, per poter verificare l’esistenza o meno di un nesso di causalità tra alcuni eventi avversi registrati in diversi Paesi europei e l’inoculazione di questo siero.

E allora cosa sta accadendo in Italia? Chi potrà beneficiare della somministrazione delle dosi eventualmente residuali alla fine di una dura giornata di vaccinazione, magari per la mancata presentazione di alcuni cittadini regolarmente prenotati?

Nel Lazio alla Asl Roma 1 la prassi dello “zero spreco” è già stata adottata da tempo. Qui le eventuali dosi residue a fine giornata vengono utilizzate per vaccinare i circa 600 sanitari che ancora devono ricevere il vaccino. In caso di avanzo di dosi vengono chiamati all’appello medici, infermieri e personale sanitario di turno in modo da non lasciare inutilizzata nemmeno una dose.

Nella rutilante Lombardia, ormai anch’essa in zona rossa come il Lazio, “tutti i centri vaccinali hanno creato liste di riserva omogenee con le categorie interessate nella fase 1 bis e uno ter, secondo quanto disposto dall’ordinanza di Figliuolo” fa sapere un comunicato stampa di Palazzo Lombardia. Che evidenzia: “non sono previste né ammesse autocandidature”. Un chiarimento legittimo e dovuto, dal momento che, spiega il direttore generale del Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi “anche legittimamente, i cittadini pongono domande. Molte persone si stanno anche presentando negli ospedali per “candidarsi” alla somministrazione del vaccino, ma su questo punto è necessario fare chiarezza. Confidiamo nella collaborazione e senso civico da parte di evitando tra l’altro code inutili e il rischio di assembramenti”.

Insomma, non sprecare diventa un must, ma senza correre il rischio di dover nuovamente richiamare agli onori della cronaca i “furbetti del vaccino”. Casi quantomeno poco eleganti che hanno già fatto capolino, ad esempio nella sicula Corelone dove la procura sta indagando sul fatto che il sindaco Nicolò Nicolosi e alcuni membri della giunta, oltre ad altri esponenti delle istituzioni locali si sarebbero fatti vaccinare contro Covid senza che rientrassero nelle categorie prioritarie, apparentemente per non sprecare dosi avanzate.

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