Vaccini Covid, il forte richiamo di Draghi alle Regioni

mario draghi
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Mentre gli italiani, soprattutto anziani, continuano a morire al ritmo di centinaia al giorno – solo ieri erano 551 le vittime di Covid – e le scuole restano chiuse, diventa francamente intollerabile registrare la mancanza di uniformità delle Regioni alle prese con la campagna vaccinale. Inciampi, errori, confusioni, dimenticanze all’inizio di una vaccinazione di massa sono comprensibili. Ma ormai sono passati tre mesi, e ogni Regione fa per sé. Suona dunque più come un monito che un invito alla discontinuità il richiamo forte alle Regioni del premier Mario Draghi, tornato in Aula al Senato – nel pomeriggio sarà alla Camera – per la prima volta dopo il voto di fiducia che ha dato vita al suo governo.

Nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo che inizierà domani, lo sguardo del premier è internazionale, ma anche attento alle questioni italiane. Colpisce – e dovrebbe colpire ancor più gli amministratori locali – il passaggio sugli anziani. Milioni di italiani che hanno pagato il prezzo più alto, in termini di vite umane, alla pandemia. E che in troppi casi sono ancora chiusi in casa aspettando la convocazione per fare il vaccino (talvolta, come è capitato, in centri a svariati chilometri di distanza).

“Procedere spediti con le somministrazioni è importante. Ma è altrettanto cruciale vaccinare prima i nostri concittadini anziani e fragili, che più hanno da temere per le conseguenze del virus”, ha sottolineato Draghi. “Abbiamo già ottenuto degli importanti risultati: l’86% degli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali ha ricevuto una dose di vaccino e oltre due terzi ha completato il ciclo vaccinale”. Ma “per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali – ha rilevato il premier – che sono molto difficili da accettare”.

“Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”. Parole chiare, quelle del premier. Anche perché a continuare a morire sono gli over 70. E se in molte regioni la vaccinazione degli ottantenni sta procedendo bene, i settantenni in molte delle nostre città sono finiti in coda, in attesa del vaccino dopo altre categorie. Ebbene, non è possibile vedere anziani di serie A e di serie B, in base a dove hanno la fortuna (o sfortuna) di vivere.

Basta differenze, basta fai da te. “Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti. Tutte le Regioni – ha chiarito Draghi – devono attenersi alle priorità indicate dal ministero della Salute. In tempo di pandemia, anche se le decisioni finali spettano al governo, come ha ricordato anche una recente sentenza della Corte Costituzionale, sono pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni, in nome dell’Unità d’Italia, il successo sarà pieno. Il governo intende assicurare la massima trasparenza ai dati sui vaccini e renderà pubblici tutti i dati sul sito della Presidenza del Consiglio Regione per Regione, categoria di età per categoria di età”.

L’obiettivo resta quello di mezzo milione di somministrazioni al giorno. Un obiettivo ambizioso, che oggi appare non proprio vicinissimo. Ma “abbiamo quattro vaccini sicuri ed efficaci. Tre sono già in via di somministrazione, mentre un quarto, quello di Johnson & Johnson, sarà disponibile da aprile. Ora il nostro obiettivo comune deve essere quello di vaccinare più persone possibile, nel più breve tempo possibile”, ha ricordato Draghi.

Siamo a 8,2 milioni di immunizzazioni, con 2.624.201 di italiani che hanno ricevuto prima e seconda dose. Impariamo da chi è stato più bravo di noi, seguiamo finalmente il criterio per età e diamoci da fare.

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