A ‘scuola’ di caregiver

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Caregiver una parola inglese che pone l’accento su colui che “si prende cura di”. Il caregiver è colui che dà assistenza a una persona non autosufficiente. Punto importante di riferimento, in molte patologie e processi, a cui va riconosciuto valore e va fornita la giusta formazione.

La formazione e riconoscimento sono i pilastri su cui costruire il futuro di questa figura: mettere il caregiver al centro per sostenere meglio i malati cronici e le persone fragili. Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione tra lo stato di salute dei pazienti e l’operato dei caregiver, correlazione di cui dobbiamo tener conto per migliorare l’efficacia delle cure. Ad esempio, è importante mettere il caregiver al centro per sostenere meglio i malati di Parkinson.

Inoltre, la figura del caregiver diventerà sempre più centrale considerando l’andamento demografico delle società occidentali.

Bassi tassi di natalità uniti a un’alta aspettativa di vita stanno trasformando la forma della piramide delle età in tutta l’Unione Europea. In Europa gli over 65 rappresentano il 18% della popolazione, con un’aspettativa di vita (a 65 anni) di 21 anni per le donne e 18 anni per gli uomini.

La percentuale di persone in età lavorativa si ridurrà sempre più, mentre il numero dei pensionati si espanderà e il numero di caregivers (non) professionali diminuirà drasticamente.

Nel 2030, 4 milioni e mezzo di over 65 vivranno da soli (e di questi 1 milione e 200 avrà più di 85 anni).

Nel 2030, ci saranno 5 milioni di anziani disabili.

Nel 2045, gli over 65 saranno il 34% delle popolazione (oggi sono il 23%).

Nel 2050, ci saranno 100 lavoratori per 63 anziani (oggi sono 35).

Nel 2050, saremo 2 milioni e mezzo in meno (come se l’intera città di Roma scomparisse).

Nel 2065, l’età media sarà oltre i 50 anni.

Nel 2100, gli over 85 saranno il 13% (oggi sono il 4%).

Come prendersi cura di una popolazione anziana in crescita?

Tra gli Stati membri dell’UE, la percentuale più alta di giovani è stata osservata, nel 2018, in Irlanda (20,8%), mentre le quote più basse sono state registrate in Italia (13,4%) e in Germania (13,5%).

Per quanto riguarda la quota di persone di età pari o superiore a 65 anni, l’Italia (22,6%) e la Grecia (21,8%) hanno le percentuali più elevate, mentre l’Irlanda registra la quota più bassa (13,8%).

L’Italia è il secondo paese al mondo per più alto indice di vecchiaia, superato solo dal Giappone.

È necessario tornare a investire sulla competenza, sulla creatività, sulla voglia di innovare, sulla spinta al cambiamento, quali colonne portanti della convivenza.

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