Stop Usa a vaccino J&J, il rischio di una tempesta perfetta

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Lo stop negli Stati Uniti al vaccino anti-Covid di Johnson & Johnson rischia di travolgere la campagna vaccinale italiana, già alle prese con l’affair AstraZeneca. Di trasformarsi, insomma, in una tempesta perfetta. Ma vediamo costa sta succedendo.

A mettere in pausa il vaccino monodose sono state le due agenzie sanitarie americane Fda e Cdc, preoccupate per alcuni casi di trombosi in soggetti vaccinati. Come abbiamo visto nel caso di AstraZeneca, le autorità stanno lavorando per capire se questo vaccino – a vettore virale proprio come quello della casa anglosvedese e lo Sputnik – è associato a un rischio molto ridotto di rari coaguli di sangue. Parliamo di 6 casi gravi di trombosi in donne tra 18 e 48 anni su quasi 7 mln di dosi somministrate.

Come avevamo scritto qualche giorno fa, anche l’Autorità europea Ema sta indagando su quelli che all’epoca erano “quattro casi gravi di insoliti coaguli di sangue” segnalati negli Usa dopo la vaccinazione. Ricordiamo che il vaccino monodose J&J non è ancora stato somministrato in Europa. E che in Italia la speranza era quella di dare, grazie al siero monodose, un’accelerata alla campagna vaccinale.

Ora il timore è che si individui per questo vaccino un problema analogo a quello di AstraZeneca, che in Italia è raccomandato proprio per questo motivo – e in via estremamente cautelativa – agli over 60. Mentre l’Ema qualche giorno fa ha definito possibile il link con i rari casi di coaguli di sangue, senza però (almeno per il momento) stabilire limiti d’età (e ribandendo che i benefici di Vaxzevria superano i rischi).

Ma allora cosa sta succedendo davvero? L’abbiamo chiesto a Carlo Centemeri, farmacologo e fondatore dell’Italian Renaissance Team contro Covid-19. “Prendiamo atto della sospensione del vaccino J&J, che utilizza una piattaforma produttiva analoga a quella di AstraZeneca, di Sputnik e del prodotto cinese. E’ ipotizzabile che ci sia un denominatore comune legato a questi tromboembolismi molto atipici , e che sia collegato al vettore virale”.

“Ma a questo punto si determina un grosso problema per chi, come l’Europa, aveva puntato sui vaccini a vettore virale. Tuttavia possiamo andare a recuperare più prodotto possibile di questa tipologia per vaccinare gli over 60; ricordo che stamattina l’Australia ha rinunciato a J&J. Questi vaccini – insiste il farmacologo – possono essere usati con estrema tranquillità sopra i 60 anni, e tenuto conto che in Italia siamo indietrissimo nella protezione di 70 e più, questo è il momento di approvvigionarsi di prodotti rifiutati da altri Paesi. Ricordiamo che questo è un eccesso di prudenza rispetto a un virus che uccide migliaia di persone al giorno”.

Ma allora cosa fare? “Sembrano fuori da questo problema solo i vaccini a mRna. E noi siamo un po’ indietro con la campagna di vaccinazione. Ieri abbiamo mandato come Italian Reinassance Team un documento al premier Mario Draghi, al ministro della Salute, al commissario Figliulo e ai rappresentanti di Iss, Aifa e Iss, per chiedere, nelle more delle decisioni dell’Ema, di procedere sui mercati internazionali a reperire vaccini a vettore virale per proteggere gli over 60 e vaccini a mRna per i più giovani, perché come Italia e come Europa rischiamo di restare fanalino di coda”.

C’è il problema che gli over 60 non si fidano dei vaccini a vettore virale. “Un problema italiano – dice Centemeri – perché abbiamo comunicato male. Ma questo può essere superato attraverso una comunicazione istituzionale corretta, che chiarisca e spieghi il motivo di queste variazioni. Si tratta di adattamenti che accadono per tutti i farmaci, di solito dopo anni di osservazione. Ma visto che stiamo vaccinando tutto il mondo, questi adattamenti vengono fatti in tempo reale”.

Insomma, occorre freddezza e soprattutto chiarezza, puntando ad un approvvigionamento rapido e distinto tra over e under 60. “I vaccini ci sono, si possono acquistare come governo e ora vanno usati, in modo mirato”. Altrimenti il rischio è grosso. “Lasciare un virus libero di replicarsi aumenta il rischio di vedere nuove varianti, capaci di rendere inefficaci i vaccini disponibili”.

Non possiamo non essere d’accordo con l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato: “E’ bene che sul vaccino Johnson & Johnson ci sia una decisione rapida, chiara, definitiva, senza tentennamenti ed incertezze. Bisogna evitare di fare ciò che è stato fatto con il vaccino AstraZeneca. Le autorità si pronuncino con una voce sola, anche perché negli Usa – sottolinea l’assessore – si trovano in una situazione totalmente diversa, avendo già somministrato alla popolazione milioni di dosi. Mi auguro che si mantenga un livello di razionalità e di pragmatismo. Il rischio di una tempesta perfetta è molto alto”.

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