Covid e asma, i rischi del cortisone

asma donna
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E’ stato promosso per la terapia di Covid-19, ma attenzione al cortisone se si soffre di asma. L’impiego delle pillole di cortisone nella cura dell’asma va infatti di pari passo con una cattiva salute, oltre che con costi astronomici di gestione degli effetti collaterali e con il rischio di una minore risposta al vaccino anti-Covid, se il farmaco è assunto ad alti dosaggi.

Il monito arriva da un’indagine demoscopica Doxa sull’impiego dei corticosteroidi orali nel trattamento dell’asma, secondo cui problemi come ipertensione, osteoporosi e fratture, cataratta e glaucoma, diabete e disturbi del sonno sono molto più frequenti negli asmatici in terapia con corticosteroidi orali rispetto agli asmatici che non ne fanno uso.

Il 63% di chi assume cortisone per bocca soffre di più patologie, se la terapia orale è continuativa la percentuale sale addirittura al 73% e nel 22% dei casi le altre malattie presenti sono tre o più. Purtroppo, non c’è sufficiente consapevolezza dei rischi: esami essenziali per riconoscere gli effetti collaterali da cortisone, come la mineralometria ossea computerizzata (Moc), sono prescritti ad appena l’11% di chi ne fa uso, e, paradossalmente, al 4% di chi fa una terapia continuativa.

Inoltre il cortisone per bocca può essere rischioso in caso di vaccinazione anti-Covid: al di sopra di un dosaggio di 7,5-10 milligrammi al giorno infatti l’effetto immunosoppressore del cortisone orale prevale su quello antinfiammatorio e si rischia una risposta inferiore al vaccino. Lo sottolineano gli esperti in occasione dell’avvio di una campagna social di sensibilizzazione sui danni da cortisone per via sistemica, promossa dalla rete Sani.

Insomma, anche quella a base di cortisone è una terapia, con rischi e benefici. E se questo farmaco è stato promosso contro Covid-19, i pazienti con asma devono affidarsi al consiglio del medico.

L’abuso di cortisone per bocca, inoltre, ha costi clinici elevati, ma anche economici: per far fronte agli effetti collaterali dovuti all’uso improprio come terapia di prima scelta nell’asma grave si stima una spesa di 240 milioni di euro annui, stando al più recente studio italiano della rete Sani, che ha valutato l’impatto dei cortisonici nell’asma grave. Un costo che supera addirittura la spesa delle terapie con inalatori e con farmaci biologici, visto che per gli spray, secondo i dati dell’Osservatorio sull’impego dei Medicinali (Osmed), si spendono ogni anno 138,5 milioni e per i biologici si stimano costi per circa 50 milioni.

Se l’asma grave lascia senza respiro, quindi, si devono eseguire correttamente le terapie inalatorie prescritte dal medico, a cui però aderisce solo il 13,8% dei pazienti, e ricorrere alle nuove terapie con farmaci biologici, efficaci e in grado di ridurre l’uso di cortisone, che consentono perciò nel lungo periodo un risparmio nella spesa per le cure ma soprattutto per gli effetti collaterali.

“Gli italiani con asma sono circa 4 milioni, in prevalenza donne over 60, di questi circa mezzo milione viene trattato con cortisone orale anche se con asma lieve, in modo del tutto ingiustificato. Percentuali che si impennano, come sottolinea l’indagine Doxa, per gli oltre 200mila asmatici gravi: la metà assume cortisone per bocca e nella quasi totalità dei casi in cronico da più di 2 anni, con un elevato rischio di effetti collaterali. Il 22% ha più di tre malattie croniche oltre l’asma contro il 12% di chi non fa uso di cortisone per bocca”, spiega Giorgio Walter Canonica del board scientifico del Sani e professore di Medicina Respiratoria Humanitas University e Istituto Clinico Humanitas di Milano.

“Il cortisone per via orale è perciò gravato da un elevato rischio di eventi avversi, più alto all’aumentare del dosaggio e della durata della cura e perciò consistente nei soggetti con asma grave. I dati dell’indagine Doxa, condotta su circa 300 pazienti e 300 medici, lo confermano: il 63% di chi utilizza cortisone per via orale soffre di più patologie. Percentuale che sale al 73% in chi segue una terapia con cortisone orale continuativa, per più di 6 mesi. Purtroppo i rischi sono sottovalutati e non si fa abbastanza neppure per intercettarli tempestivamente: ad appena l’11% dei pazienti in cura con cortisonici è stata prescritta la Moc per valutare l’osteoporosi, cinque volte più comune in chi prende cortisone orale”.

“Un impiego esteso e inadeguato del cortisone per via orale peraltro va evitato ancora di più oggi, durante la pandemia: al di sopra di un dosaggio di 7,5-10 milligrammi al giorno prevale l’effetto immunosoppressore del cortisone orale e si rischia un decorso peggiore dell’infezione, nel caso si sia contagiati da Sars-CoV-2, o una risposta inferiore al vaccino se ci si è sottoposti alla vaccinazione anti-Covid”, aggiunge Francesco Blasi, board scientifico del Sani, direttore Pneumologia de Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e professore Malattie Respiratorie all’Università degli Studi di Milano.

“Stando alle linee guida internazionali, i corticosteroidi per via orale nell’asma dovrebbero essere utilizzati solo nelle crisi acute; in caso di asma grave si suggerisce di impiegarli ai minori dosaggi possibili e come trattamento di seconda scelta, dopo aver valutato l’opportunità di terapie biologiche come gli anticorpi monoclonali anti-IgE o anti-IL5 e anti-IL4. I dati dell’indagine Doxa mostrano che un paziente con asma grave su due utilizza cortisonici in cronico, esponendosi quindi a un elevato rischio di eventi avversi. È un azzardo, sia clinico sia economico: i pazienti vanno incontro a problemi anche gravi che potrebbero essere evitati, limitando l’uso del cortisone e preferendo i farmaci biologici; in più la scelta non paga neppure dal punto di vista economico, perché espone a costi enormi proprio per la necessaria gestione degli effetti collaterali. Sarebbe perciò molto più lungimirante, per la salute dei pazienti e per la tenuta dei conti del Sistema Sanitario, utilizzare in maniera più appropriata le terapie biologiche nei casi di asma grave”.

Un recente studio italiano condotto dal progetto Sani e i farmacoeconomisti dell’Università di Pavia ha infatti dimostrato chiaramente che la spesa sanitaria cresce all’aumentare dell’impiego dei cortisonici per via orale: per un soggetto non asmatico si parla di circa 1000 euro l’anno, in chi soffre di asma grave l’esborso raddoppia arrivando a circa 2000 euro a paziente all’anno.

Soldi spesi per gestire per esempio l’osteoporosi, che colpisce il 16% di questi pazienti contro il 3% della popolazione generale; i disturbi della digestione, che riguardano il 65% contro il 24% di chi non ha asma grave; i disturbi del sonno, che dal 20% salgono al 34%*; il diabete, che arriva al 10% contro il 6% di chi non ha asma grave; l’obesità, che sale al 42% contro il 23% della popolazione generale.

“Considerando i circa 100.000 pazienti affetti da asma grave in cura con cortisonici orali, i costi in eccesso dovuti agli effetti collaterali sono di oltre 110 milioni di euro maggiori rispetto a chi non è asmatico, di 75 milioni di euro più elevati rispetto a chi ha un asma moderato e quindi assume corticosteroidi a dosaggi e per tempi inferiori – interviene Pierluigi Paggiaro, professore di Malattie Respiratorie dell’Università di Pisa e coordinatore Linee Guida Gina Italiane – Per di più anche il benessere dei pazienti peggiora con l’impiego di cortisone per via orale: solo il 12% degli asmatici gravi dichiara di avere una qualità di vita elevata, contro il 28% di chi si cura con altri farmaci. Il cortisone viene impiegato in moltissime patologie e sebbene in alcuni casi sia una scelta obbligata, purtroppo provoca effetti collaterali anche gravi di cui dovremmo essere più consapevoli. I costi sociali e sanitari diventano enormi col tempo e non sono più tollerabili ora che abbiamo a disposizione farmaci biologici di sicura efficacia, in grado di minimizzare o evitare l’uso dei cortisonici per via generale”.

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