Covid e scuola, la grande incognita del 26 aprile

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Tra entusiasmo e timori, la grande scommessa sulle riaperture rischia di infrangersi sul nodo della scuola. E il governo lo sa bene, tanto che in queste ore è al lavoro per stilare un piano ad hoc. Fra le anticipazioni diffuse in queste ore, ingressi in fasce orarie differenti negli istituti scolastici, articolati (pare) nella mattinata, tamponi regolari frequenti (magari test salivari?) e (unica certezza) scrutini anticipati al primo giugno.

In effetti, come hanno fatto notare i presidi, rispetto a ottobre scorso – quando le superiori di fatto hanno chiuso, per poi riaprire a singhiozzo e solo al 50-70% – le cose a scuola non sono affatto cambiate. A parte i famigerati banchi a rotelle, insomma, molti istituti continuano ad avere spazi limitati, aule piccole e affollate, niente ventilazione (al di là dell’apertura delle finestre) e forniture di mascherine improponibili.

Nemmeno sul fronte dei trasporti – almeno finora – le cose sono cambiate: semplicemente, chi può evita di prenderli. Così molte famiglie si sono riunite in consorzi per una sorta di servizio taxi auto-gestito dai genitori, con un planning settimanale, chat dedicate e la speranza, in questo modo, di ridurre il rischio contagi. Un’organizzazione che andrà ricalibrata per l’ultimo mese di lezioni in presenza.

A fronte di ciò, il virus di Covid-19 è ancora bene presente nel Paese, ce lo dicono i numeri. E lo stesso Cts ha stimato che la ripresa delle lezioni al 100% in presenza potrebbe provocare un aumento dell’indice Rt, che sta finalmente calando dopo settimane. I vaccinati, poi, sono ancora pochi: in Italia a stamani sono 15.243.980 le dosi somministrate, con 4.468.690 italiani immunizzati con due dosi.

Cosa accadrà? C’è chi è pronto a scommettere che, tempo due settimane dalla riapertura della scuola al 100%, inizieremo a registrare nelle classi i primi casi positivi, che faranno tornare in Dad alunni o professori.

Chi invece incrocia le dita e punta sull’effetto combinato di temperature (più) elevate e maggiori (si spera) controlli in ingresso. Così mentre i ragazzi – un po’ spaesati dopo i lunghi mesi di Dad – sono divisi tra il timore di un ‘bagno di sangue’ fra verifiche e interrogazioni in presenza, e la gioia di ritrovarsi, non resta che fare appello (ancora una volta) al loro buonsenso.

Con l’auspicio che in classe, ma anche fuori dalla scuola, non dimentichino igiene delle mani, distanze e mascherine: tre misure anti-Covid che restano fondamentali anche adesso, mentre aspettiamo i vaccini. Poi arriveranno i sieri anti-Covid, si spera anche per loro (le sperimentazioni sono in corso).

E finalmente i nostri ragazzi potranno vivere tutte quelle prime volte che hanno perso per colpa della pandemia da Coronvirus, ma anche del fatto che la scuola, in questi mesi, non è stata certo una priorità nel nostro Paese.

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