Vaccino Reithera, a che punto è la sperimentazione

vaccino Reithera
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La società italiana Reithera non conferma né smentisce l’indiscrezione del Financial Times sul suo ipotetico coinvolgimento nella produzione di vaccini a base di mRna. Una possibilità, quella di attrezzare l’impianto con la tecnologia dell’Rna messaggero, che rimane nell’aria. Se mai l’azienda dovesse avviare questo percorso, comunque, non lo farà nell’immediato: dovrà aspettare il 2022, e lo svilupperà in maniera parallela alla produzione del suo vaccino a vettore virale basato sull’adenovirus (il nome è Grad-Cov2), che oggi è in fase clinica avanzata.

È quanto si apprende per via ufficiosa dall’azienda con sede a Castel Romano, alle porte della Capitale. La sperimentazione, partita a fine agosto in collaborazione con l’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma, va avanti e non verrà interrotta. Tutti i cittadini volontari che finora hanno partecipato alla fase 1 e 2 non avranno fatto uno sforzo inutile, insomma.

Il vaccino promette bene, secondo l’azienda. I risultati della fase 1, in cui sono stati testati 90 volontari, così riporta in un comunicato Reithera, “hanno dimostrato che una singola somministrazione di Grad-Cov2 è stata ben tollerata e ha generato anticorpi neutralizzanti e linfociti T contro la proteina Spike in maniera paragonabile nelle due coorti di adulti e anziani”.

La fase 2, tuttora in corso, coinvolge circa 900 soggetti ed è condotta su 26 centri clinici su tutto il territorio italiano. L’obiettivo è valutare l’efficacia e la sicurezza del vaccino.

“Non sapendo quante persone si sarebbero candidate, ho deciso di farmi avanti. Per contribuire alla ricerca scientifica e, sicuramente, anche nella speranza di essere immunizzato in tempi brevi. Sono giovane e chissà quanto avrei dovuto aspettare per il mio turno”. È la testimonianza di Tommaso Sozzi, agronomo trentunenne di Casalbuttano, che questa mattina all’ospedale di Cremona ha ricevuto la seconda dose del vaccino insieme ad altri 18 volontari.

Domani toccherà al secondo gruppo (formato da altre 19 persone). “Sono sempre stato bene, niente effetti collaterali per adesso, neanche il classico dolore al braccio – racconta Tommaso – I miei genitori, mio fratello, mia sorella, tutti hanno cercato di dissuadermi, ma io non ho cambiato idea. Mi sono confrontato con un amico medico e ho deciso di guardare il futuro più con fiducia che con paura. Potrei avere una chance in più di ottenere il patentino d’immunità per viaggiare e raggiungere la mia fidanzata che vive a Berlino”.

“Si tratta di uno studio controllato randomizzato in doppio cieco, cioè né i volontari né noi medici sappiamo quale tipo di terapia viene somministrata, il principio attivo o il placebo” spiega Angelo Pan, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Cremona e responsabile scientifico dello studio.

Alla prima sessione della vaccinazione, iniziata il 25 marzo, un gruppo ha ricevuto una dose doppia, questa volta invece il placebo. “Per capire se il doppio dosaggio stimola una risposta immunitaria più efficace – chiarisce Pan – Sarebbe anche un vantaggio a livello logistico, abbattendo la metà dei costi per l’attività di somministrazione”.

Al momento, aggiunge il medico, “gli eventi avversi riscontrati sono quelli più comuni, che ci si aspetta da qualunque vaccino, quali febbre, mal di testa, dolore e arrossamento sul sito di iniezioni. Il primo prelievo di controllo, per escludere la tossicità e verificare la risposta anticorpale, sarà tra 15 giorni. Ne seguiranno altri quattro nei prossimi due anni”.

Il vaccino sviluppato da Reithera è basato su un vettore adenovirale, che in questo caso è il virus del raffreddore del gorilla, modificato affinché non possa replicarsi, risultando inoffensivo per l’uomo. All’interno del vettore virale è stato inserito il codice genetico della proteina Spike, che è presente sulla superficie del Coronavirus, e gli consente di penetrare nelle cellule dell’uomo e di innescare la risposta del sistema immunitario contro Sars-Cov-2. I vettori adenovirali derivante dalle scimmie sono già stati ampiamente utilizzati come vaccini contro diverse malattie infettive, tra cui Ebola e Rsv (virus respiratorio sinciziale).

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