Covid, più rischi con malnutrizione e obesità

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Le persone affette da malnutrizione o obesità sono più a rischio di conseguenze gravi in caso di infezione da Sars-Cov-2. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista ‘Nutrients’ a firma di Maria Chiara Mentella dell’Uoc Nutrizione clinica, Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma. Lo studio è stato diretto da Giacinto Miggiano, associato in Scienze tecniche dietetiche e applicate e direttore del Centro di ricerca e formazione in Nutrizione umana dell’Università Cattolica.

L’analisi della letteratura scientifica su Covid-19 ha evidenziato che la gravità dell’infezione è correlata a un insieme di fattori virali, sociali e individuali. Ma anche uno stato di malnutrizione rappresenta uno degli elementi cruciali alla base di un decorso più lungo e complicato o di decesso per Covid-19.

“Per malnutrizione”, spiega Mentella, “si intende un insufficiente o squilibrato apporto di macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) e di micronutrienti (minerali e vitamine). Si può essere obesi e malnutriti, se affetti da deficit di uno o più micronutrienti”.

Questi disturbi dell’alimentazione possono tradursi “in una minor resistenza alle infezioni e in una maggior gravità della malattia in caso di contagio”.

Infatti, un buono stato nutrizionale è fondamentale per le nostre difese immunitarie e rappresenta un fattore chiave nella difesa contro i virus. Il corretto funzionamento del sistema immunitario, secondo la European food safety authority (Efsa) dipende da un adeguato livello di alcuni nutrienti: le vitamine D, C, A (compreso beta-carotene) e del gruppo B, soprattutto B6, B12 e folati, ma anche i minerali zinco, rame, ferro e selenio.

Metà degli anziani sono malnutriti e questo, come visto, rappresenta un fattore di rischio di ricovero e mortalità da Covid-19. A rischio malnutrizione sono in particolare gli anziani residenti nella Rsa, quelli che hanno pagato finora il tributo più alto al Covid.

Ma a preoccupare gli esperti è soprattutto l’obesità. Dalla review pubblicata su Nutrients si ribadisce che l’obesità è un grave fattore di rischio per Covid-19. Infatti questa “aumenta di 6 volte il rischio di mortalità da Covid e quello di intubazione; aumenta inoltre il rischio di ricovero di 2,6 volte”, ricorda Mentella.

Importante ai fini della prognosi è anche la distribuzione del grasso nelle persone obese: l’obesità viscerale, quella della ‘pancia’, aumenta di 2,5 volte il rischio di sintomi gravi e di dover ricorrere alla ventilazione meccanica. In più, recenti segnalazioni suggeriscono che il rischio di forme gravi e di mortalità aumenti fino a 11 volte in presenza di abbondanti depositi di grasso all’interno dei muscoli.

“Alla luce di queste premesse” afferma Miggiano, “è dunque fondamentale una corretta presa in carico nutrizionale di tutti i pazienti ricoverati per Covid-19, sin dai primissimi giorni di ricovero. Il loro assetto nutritivo andrebbe subito valutato, per poter procedere ad un’adeguata prescrizione alimentare, tenendo anche conto che questi soggetti hanno un fabbisogno proteico-calorico aumentato per l’infezione e la febbre”.

Inoltre, continua Miggiano, “l’alimentazione andrà effettuata per bocca, ma in caso di difficoltà si dovrà ricorrere alla nutrizione per sondino (alimentazione enterale) o in alcuni casi a quella per flebo (nutrizione parenterale totale)”.

Secondo i ricercatori è importante anche una personalizzazione della dieta sulla base delle caratteristiche del paziente, aggiungendo alla dieta omega-3, vitamina D, vitamine del gruppo B e C, se necessario. Infatti “studi clinici attualmente in corso forniranno ulteriori indicazioni sul ruolo della supplementazione” di questi nutrienti.

“È necessario”, prosegue la dottoressa Mentella, “seguire con attenzione durante tutto il ricovero, ma anche in seguito, i pazienti con Covid-19, visto che nel 40% dei casi vanno incontro a perdita di peso”. Colpisce, infatti, che questo problema riguardi fino al 66% di quelli che vanno in terapia intensiva.

Difficoltà respiratorie, perdita di gusto e olfatto, febbre e la grave stanchezza lamentata dai pazienti interferiscono, secondo i ricercatori, con una corretta alimentazione.

Una corretta alimentazione è in grado di ridurre il rischio di alcune patologie, dal diabete, all’obesità, passando per le malattie cardiovascolari, l’osteoporosi e alcune forme di tumore. In più, per Antonio Gasbarrini, Ordinario di medicina interna dell’Università cattolica del sacro cuore, campus di Roma, “ha un valore aggiunto nel ridurre le complicanze infettive tipiche dei pazienti più fragili, come nel caso del Covid-19”.

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