Covid, cresce il rischio di maltrattamento dell’infanzia

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Dopo un anno di pandemia è innegabile che il ‘trauma collettivo da Covid-19′ abbia avuto un reale impatto sulla salute mentale collettiva. A pagarne il prezzo più alto, però, sono stati bambini e adolescenti che, a causa dell’aumento dello stress all’interno del proprio nucleo familiare, sono esposti a un maggiore rischio di maltrattamento. È allarme nel Mezzogiorno, mentre il Trentino Alto Adige per la prima volta è la regione più virtuosa nel fronteggiare il maltrattamento infantile.

Questi sono solo alcune considerazioni che emergono dalla IV edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, curato da Fondazione Cesvi: in una situazione di sofferenza generalizzata, la generazione più giovane è messa gravemente a rischio. E’ necessario adottare, quanto prima, un intervento multidimensionale di medio e lungo termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento, oltre a quelle di cura della salute mentale, per evitare che il trauma da Covid-19 accresca il fenomeno.

L’Indice è stato presentato oggi in occasione di un incontro online moderato da Cristina Parodi, ambasciatrice della Fondazione, con la partecipazione della ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Lo studio è stato redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.

Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità, che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.

L’edizione 2021 dell’Indice dedica un focus all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla salute mentale, grazie al contributo di testimonianze di esperti dei servizi territoriali. Il prolungarsi della pandemia ha reso cronica e strutturale l’emergenza della prima ondata, logorando lentamente la capacità di resilienza e resistenza psicologica e sociale.

Nelle famiglie già fragili o con traumi pregressi, Covid è stato un detonatore. In famiglie come queste è aumentata in modo preoccupante la conflittualità, la violenza contro le donne e la violenza assistita e subita dai minori.

Tra il 60-70% dei bambini dai 2 e ai 14 anni ha vissuto episodi di violenza emotiva da parte dei propri familiari tra le mura domestiche. Per questo è facile intuire come i periodi di lockdown abbiano costituito una aggravante della problematicità. Nell’ultimo anno abbiamo assistito anche a un forte stress negativo sullo stato di salute mentale di genitori e bambini legato a fattori come la paura di ammalarsi, la socialità ridotta, le preoccupazioni economiche e l’insegnamento online, contribuendo all’aumento del burnout genitoriale.

In situazioni come è più probabile che i bambini vengano maltrattati anche in presenza di fattori protettivi come, ad esempio, il livello di reddito o di istruzione, dal momento che si tratta di un fenomeno che colpisce potenzialmente tutti i tipi di famiglie.

Non solo. Il 43% degli italiani ha riportato un peggioramento della salute mentale nell’ultimo anno. Covid-19 rappresenta, dunque, un potente fattore di rischio per il maltrattamento all’infanzia: un quadro tanto più preoccupante se si considera che il fenomeno emergerà in tutta la sua portata solo quando la pandemia sarà conclusa.

Ad aggravare il quadro complessivo della situazione di bambini e adolescenti in Italia è il dato riportato dall’Indice che riguarda l’impatto di Covid-19 sulla loro salute mentale. In generale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini e ragazzi e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio nei più giovani, specie durante la seconda ondata della pandemia. Dall’ottobre 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti .

Già da oggi è evidente l’urgenza di un intervento sul sistema dei servizi alla famiglia e ai minori: “Le istituzioni devono agire subito. Dopo anni di mancati investimenti, il nostro Paese si è presentato chiaramente impreparato alla prova della pandemia. È dunque indispensabile un rafforzamento dei servizi territoriali per renderli all’altezza della sfida che ci attende. Il rischio di maltrattamento per i nostri bambini e le nostre bambine crescerà in modo esponenziale e con esso il bisogno di cure mentali. È arrivato il tempo della cura e non possiamo più permetterci di essere indifferenti a questo tema”, commenta Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi.

Per altro, come sottolinea Zavatta “il fenomeno è ampiamente sottostimato”, perché per ogni caso denunciato ce ne sono nove sommersi.

Situazioni di questo tipo tendono a rimanere sconosciute e spesso è difficile trovare dei dati per capire la portata del fenomeno. “Questo ci porta a rimarcare la fondamentale importanza di rendere misurabili i fenomeni come primo, fondamentale passo per costruire strategie di medio e lungo periodo che siano efficaci nel prevenire e contrastare maltrattamenti e violenze. Sul fronte della raccolta dei dati è urgente cooperare a tutti livelli istituzionali: è proprio nella capacità di cooperare che ci sfida questo tempo, che è tanto più duro da affrontare per chi è più fragile, solo, indifeso”, aggiunge il ministro Bonetti.

Ma quali sono i numeri nel dettaglio? Dallo studio emerge l’immagine di un’Italia a due velocità: al Sud il rischio di maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. Le otto regioni del Nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità. Le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°).

Al contrario, la regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è il Trentino-Alto Adige che quest’anno per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, grazie ad un netto distacco dalla media nazionale rispetto ai fattori di rischio. L’Emilia-Romagna, pur confermandosi la regione con il sistema più impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, perde la prima posizione dopo tre anni sul podio, a causa di un peggioramento dei fattori di rischio. Seguono Friuli-Venezia Giulia (3°), Veneto (4°) e Umbria (5°).

Quest’anno nessuna regione rientra tra le ‘reattive’, ovvero quelle che rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio territoriali con servizi al di sopra della media nazionale. La Sardegna è arretrata sulla media nazionale per i servizi, mentre l’Umbria ha registrato un miglioramento nei fattori di rischio che l’ha collocata al di sopra della media nazionale.

Tra le regioni ‘virtuose’, cioè con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio, oltre all’Umbria, troviamo sei delle sette regioni della precedente edizione dell’Indice, cioè Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria e Toscana, insieme alla Valle d’Aosta e al Piemonte. Tra le regioni ‘stabili‘ si trova solo la Lombardia.

“Questa quarta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia offre una lettura del fenomeno sia strutturale, relativa alla situazione pre-pandemica, sia emergenziale rispetto al considerevole impatto che la pandemia sta producendo e produrrà in futuro”, aggiunge Gloria Zavatta.

Per questo motivo restano valide alcune considerazioni di tipo sistemico emerse dai precedenti rapporti. Tra queste, la necessità di disporre, come già detto, di dati più puntuali, ma anche ridurre il divario economico-sociale delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei Livelli essenziali di assistenza socioassistenziale.
A queste si aggiungono altre di tipo emergenziale rispetto al trauma da Covid-19 che inducono a proporre iniziative specifiche di protezione della salute mentale delle persone e quindi del benessere e della sicurezza dei bambini.

È in questa direzione che Fondazione Cesvi ha incrementato i suoi interventi progettuali anche in Italia per fornire una risposta concreta all’infanzia maltrattata e a rischio maltrattamento con progetti che nascono dall’esperienza maturata in 35 anni di interventi all’estero attraverso le Case del sorriso, luogo di cura per bambini e adolescenti vittime di maltrattamento.

Il maltrattamento all’infanzia rimane un problema particolarmente grave e pervasivo nella nostra società che produce conseguenze drammatiche sulla salute dei maltrattati dal breve al lungo termine su più livelli. Fisicamente soprattutto con ferite e fratture. A livello psicologico potrebbero insorgere disturbi come ansia, depressione e sbalzi di umore. Anche a livello cerebrale non si escludono problemi: disturbi cognitivi, linguistici e mentali sono problematiche realmente collegate ai maltrattamenti.

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