Olfatto e gusto persi per Covid? Si testa una terapia ad hoc

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Fontina e parmigiano, agrumi e pesca, caffè e cioccolato. Questi sono solo alcuni degli odori dello ‘sniff-test’ pensato per recuperare olfatto e gusto persi a causa di Covid-19. L’idea è nata dal team di Arianna Di Stadio, coordinatore di ricerca in otorinolaringoiatria e docente di neuroscienze all’università di Perugia, grazie a un progetto avviato a novembre 2020 all’ospedale di Fano.

Adesso nella ricerca è stata coinvolta tutta Italia. Lo studio, i cui primi risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘European review for medical and pharmacological sciences’, si basa sull’unione di una sorta di fisioterapia nasale, sniff-test, e sulla somministrazione di un alimento a fini medici speciali a base di PEALut in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso centrale.

Quel 10% di persone che dopo aver contratto Covid, dopo molti mesi, ancora soffre delle cosiddette anosmia e ageusia, potrebbe recuperare olfatto e gusto più velocemente.

Il protocollo di sperimentazione è stato messo a punto nelle Marche con l’arruolamento di un centinaio di pazienti che presentavano anosmia tre-quattro mesi dopo la negativizzazione del tampone Covid. Ad oggi stanno aderendo numerosi altri centri italiani, tra cui il l’ospedale San Giovanni di Roma, l’Humanitas di Milano, il Policlinico universitario Federico II di Napoli, l’ospedale universitario di Genova, l’ospedale universitario di Trieste, il Careggi di Firenze, e gli ospedali universitari di Sassari e Catania.

“Lo studio parte dall’ipotesi, confermata dal nostro lavoro e da diversi studi scientifici, che la causa della perdita dell’olfatto interessi il sistema nervoso centrale”, spiega la coordinatrice Di Stadio.
Infatti “il virus determina neuroinfiammazione a livello encefalico oltre che dei nervi cranici con ripercussioni totali o parziali sull’olfatto e con il rischio che, una volta atrofizzata la struttura, l’anosmia diventi irrecuperabile. Per questo è importante intervenire”, ribadisce l’esperta.

Nello studio i pazienti sono stati divisi in due gruppi, entrambi sottoposti a sniff-test per stimolare il bulbo olfattivo, ma solo uno trattato con palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina, un ultramicrocomposito antineurofiammatorio e insieme antiossidante, in grado di riparare il danno neuronale. Il risultato: i pazienti in trattamento con il prodotto hanno recuperato il 100% in più.

Ma come funziona lo sniff-test? I pazienti devono annusare coppie di odori abbinati in modo particolare come ad esempio agrumi e pesca, caffè e cioccolato o fontina e parmigiano per pochi secondi 3-4 volte al giorno in diversi momenti della giornata.

“Abbiamo scelto odori tipici della nostra terra perché la memoria ha un impatto importante in fase di riabilitazione”, prosegue Di Stadio. “L’obiettivo è riabilitare l’olfatto e al tempo stesso stimolare la capacità di distinguere odori diversi (discriminazione), poiché farlo in un secondo momento potrebbe essere più difficile”.

I dati preliminari già analizzati sono promettenti. I pazienti con anosmia di grado lieve-moderato, combinando la riabilitazione olfattiva con il prodotto a base di PEALut hanno recuperato l’olfatto fino quasi alla normalità, in soli 30 giorni. Invece, i pazienti con anosmia grave e con il disturbo persistente da circa 11 mesi, in 30 giorni hanno iniziato a migliorare la propria capacità olfattiva, necessitando di un trattamento di 3-6 mesi per un recupero integrale della funzione.

“Il trattamento precoce del problema all’olfatto è utile per facilitare il recupero e per evitare una degenerazione della funzionalità con il trascorrere dei mesi”, conclude Di Stadio.

Le richieste dei pazienti per la partecipazione allo studio vanno inviate a [email protected], e da qui saranno poi indirizzati ai centri più vicini.

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