Il vaccino contro Covid-19 non blocca completamente l’infezione, soprattutto in caso di varianti, ma è in grado di attenuare la sintomatologia. Questo vale a maggior ragione negli anziani, che più spesso accusano sintomi gravi. Il primo riscontro clinico in questo senso è stato ottenuto dall’Istituto clinico diagnostico di ricerca Altamedica di Roma ed è in via di pubblicazione sulla rivista Pathogens.
Il Laboratorio Altamedica di Roma, grazie all’utilizzo del test messo a punto per la caratterizzazione delle varianti del Sars-Cov-2, ha identificato il particolare caso di un paziente che, pur avendo ricevuto entrambe le dosi del vaccino (Pfizer), è risultato positivo alla variante brasiliana.
L’uomo, 83 anni, aveva ricevuto la seconda dose il 16 febbraio 2021. L’11 marzo è entrato in contatto con un malato, contagiandosi, e il 17 marzo, in assenza di sintomi, si è sottoposto a tampone molecolare risultando positivo al coronavirus. Nonostante il paziente avesse un titolo anticorpale (IgG) nella media dopo il vaccino, presentava una carica virale molto alta. Per questo i ricercatori hanno provveduto alla caratterizzazione delle varianti.
“Il test di identificazione rapida delle varianti”, spiega Claudio Giorlandino, dirette scientifico del centro ricerche Altamedica, “ha identificato le mutazioni della proteina S del lineage brasiliano. L’ulteriore analisi di conferma eseguita tramite Sequenziamento completo ‘Next generation sequencing’ del genoma virale ha confermato la presenza della variante”.
Dopo tre giorni dal primo tampone positivo il paziente ha riportato lievi sintomi come mal di testa e sintomi influenzali che si sono risolti in due giorni senza assumere farmaci. Il 22 marzo il paziente è risultato completamente negativo. Da recenti pubblicazioni scientifiche è emerso che le varianti brasiliana e africana sono in grado di effettuare un ‘escape’ dal sistema immunitario di circa sei volte maggiore rispetto alla variante classica”.
“Sfortunatamente però le informazioni disponibili sulla copertura vaccinale alle varianti emergenti di Sars-Cov-2 sono molto scarse e relative ai soli studi in vitro, nessun trial o studio clinico su pazienti è ancora disponibile. Con questo case report per la prima volta si ha un riscontro clinico”, conclude Giorlandino.