Leggere oggi, con 158.551.526 di casi confermati nel mondo e 3.296.855 morti, che la pandemia di Covid era “evitabile, se solo il mondo avesse reagito più rapidamente”, lascia l’amaro in bocca. Ma le conclusioni del rapporto pubblicato dal gruppo di esperti indipendenti istituito dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus erano, a loro volta, prevedibili.
Secondo l’analisi del panel presieduto dall’ex primo ministro neozelandese Helen Clark e da Ellen Johnson Sirleaf, ex presidente della Liberia, un “cocktail tossico” di negazione, scelte sbagliate e mancanza di coordinamento ha fatto precipitare il mondo in una pandemia che “avrebbe potuto essere evitata”. Mentre ancora oggi si continua a morire per Covid in tutto il pianeta.
“Ci sono stati ritardi evidenti in Cina, ma ci sono stati ritardi ovunque”. Anche da parte dell’Oms: per gli esperti “è passato troppo tempo” tra la notifica di un focolaio di polmonite sconosciuta a metà dicembre 2019 e la dichiarazione il 30 gennaio dell’emergenza sanitaria. Ricordiamo tutti l’attesa della dichiarazione da Ginevra, di conferenza stampa in conferenza stampa. Ma anche agendo prima, secondo gli esperti le cose difficilmente sarebbero cambiate di fronte “all’inazione di così tanti Paesi”.
Nonostante Sars, nonostante Ebola, la preparazione contro la pandemia era “inconsistente e sottofinanziata”, il sistema di allerta “troppo lento debole” e l’Oms “sottodimensionata”. Helen Clark ha evidenziato come febbraio 2020 “è stato un mese di opportunità perse per scongiurare la pandemia, molti Paesi hanno scelto di aspettare e vedere come andava”.
Solo quando “i posti in terapia intensiva hanno iniziato a riempirsi, si è iniziato ad intervenire. Ma a quel punto era troppo tardi”.
Speriamo che la lezione di Covid-19 serva (almeno) per il futuro.
