Sindacati medici: Subito un tavolo tecnico

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Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria, in rappresentanza di 114 mila medici del Servizio sanitario nazionale, hanno chiesto di avviare con il ministero della Salute e con le Regioni un tavolo che affronti le politiche del personale e le relative ricadute sindacali.

Il primo nodo da sciogliere – sottolineano Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm Federazione Veterinari e Medici, Uil Fpl coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria, Cisl Medici – ha a che fare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per i sindacati sanitari, il Pnrr “cerca, con finanziamenti insufficienti, di risolvere tutte le criticità emerse durante la pandemia in merito allo stato delle strutture sanitarie, all’obsolescenza delle tecnologie diagnostiche e al ritardo digitale”.

Ma le associazioni sindacali sottolineano che “non basta l’adeguamento strutturale degli edifici per migliorare la cura dei pazienti, così come tecnologia e posti letto, senza il personale necessario, rischiano di ridursi a semplici arredi”.

Nel Piano non c’è alcun accenno, nemmeno in una prospettiva futura, alla necessità di aumentare le dotazioni organiche. Soluzione che, secondo le liste sindacali permetterebbe di affrontare, con finanziamenti strutturali a carico del Fondo sanitario nazionale, la pandemia sommersa creata dalle decine di milioni di prestazioni negate e rinviate causa Covid-19. Nessun accenno nemmeno al ruolo dei medici e dei dirigenti sanitari in una rinnovata governance delle aziende sanitarie.

O ancora, nel Pnrr non ci sono richiami circa la riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi territoriali, specie nelle regioni meridionali, dove il numero dei posti letto in rapporto agli abitanti continua ad essere inferiore alla media nazionale, a sua volta inferiore alla media dei Paesi del G7. Infine mancano riferimenti al finanziamento dei Dipartimenti di prevenzione, salute mentale e medicina dei servizi molto al di sotto dello standard previsto dal Fsn.

“Le criticità disvelate dalla pandemia, figlie della scure di ieri che ha minato la sanità nelle sue basi economiche e umane, richiedono, a nostro parere, politiche aggiuntive. Perché la questione decisiva sono i medici e i dirigenti sanitari, quel capitale umano senza il quale nessun ridisegno e potenziamento del Ssn è immaginabile, anche ai fini della produttività dei servizi per l’abbattimento di liste di attesa che oramai si avviano ad essere misurate in anni”, si legge nella nota.

Gli investimenti in infrastrutture edilizie, tecnologiche e digitali, secondo i sindacati, devono prevedere le necessarie ricadute in termini di investimenti sulle dotazioni organiche. Anche le disposizioni emergenziali per affrontare Covid-19, come l’incremento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva, la necessità di assumere rapidamente professionisti, l’ampliamento della platea ai medici in formazione specialistica degli ultimi due anni, richiedono un’attenzione politica specifica ed investimenti economici.

Nella nota i sindacati ribadiscono che “l’obiettivo è quello di avviare una stagione concorsuale che offra prospettive al precariato, di rendere strutturale il rapporto di lavoro con il Ssn dei medici in formazione specialistica, di valorizzare economicamente le professioni che rappresentiamo, anche attraverso il rinnovo del loro Ccnl, la cui discussione deve essere accelerata, evitando che finisca in coda ad altri contratti, con il rinvio degli adeguamenti economici addirittura al 2023”.

La dedizione dei medici e dirigenti sanitari al loro lavoro ha salvato l’Italia, come riconosciuto dalla Commissione Europea, ma occorre mettere il Servizio sanitario nazionale nelle condizioni di affrontare eventuali nuovi traumi senza pagare un alto tributo in termini di vite umane e senza interrompere le attività ordinarie.

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