Diabete, i 100 anni dell’insulina

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Una scoperta che ha cambiato la vita a milioni di persone affette da diabete. Ma che è stata segnata anche da liti, polemiche, e un premio Nobel diviso per quattro. Sono passati 100 anni, infatti, dalla scoperta dell’insulina.

Di questo farmaco si è parlato in una conferenza istituzionale alla Camera dei deputati, organizzata dall’Intergruppo parlamentare obesità e diabete, in collaborazione con la Simt-Società italiana di medicina teatrale e il programma internazionale Changing Diabetes, proprio per celebrare il centenario della scoperta dell’insulina. Un ormone salvavita, la cui individuazione ha modificato il corso del diabete tipo 1, malattia dalla prognosi infausta sino al 1921, oggi condizione con la quale convivere e condurre una vita con prospettive di piena normalità.

“La storia di questa scoperta, che ha salvato da morte certa milioni e milioni di persone è, come tutte le scoperte cardine dell’umanità, affascinante e allo stesso tempo incredibile, per le vicende che hanno coinvolto numerosi personaggi: Frederick Banting, medico canadese trentenne, cui è stato assegnato nel 1923 il premio Nobel per questa ricerca, in condivisione con James Macleod, professore di fisiologia all’Università di Toronto, esperto del me­tabolismo dei carboidrati, premio Nobel diviso poi per quattro, inser­endo Charles Best e Bert Collip, altri due ricercatori, con un infinito corteo di polemiche, recriminazioni e liti”, come ha raccontato Renato Giordano, presidente Simt, regista, autore, attore, musicista, scrittore, nonché medico endocrinologo e diabetologo.

insulina

Fra i protagonisti della scoperta dell’insulina anche “Nicolae Paulescu, fisiologo rumeno che fino alla morte lottò per vedere riconosciute le sue ricerche, svolte parallelamente a quelle canadesi, ma che non vennero considerate dal comitato del Nobel. I coniugi August e Marie Krogh, che contribuirono allo sviluppo della produzione su scala industriale dell’insulina. Infine, l’ignaro Leonard Thompson, adolescente quattordicenne, passato alla storia per essere stato la prima persona con diabete curata dall’insulina nel 1922, e molti altri ancora che si sono incrociati come in un gioco affascinante di scatole cinesi”, ha detto Giordano.

Giordano ha recentemente terminato il suo ultimo romanzo dedicato proprio all’insulina: “Prossima fermata. L’isola che c’è”. Ed è proprio dalla storia, da lui raccontata, che ha preso spunto l’iniziativa, nel corso della quale le istituzioni si sono confrontate con i rappresentanti del mondo medico e delle professioni sanitarie sulla ricerca scientifica, l’innovazione farmacologica, il continuo miglioramento delle cure.

“La scoperta dell’insulina è certamente uno degli avvenimenti chiave nella storia della medicina, che ha permesso di cambiare la vita di molte persone. Negli ultimi cento anni, la ricerca ha compiuto molti passi in avanti nel campo del diabete, mettendo a punto farmaci sempre più efficaci, in grado di agire non solo sulla glicemia, ma anche su ipoglicemie, riduzione del peso corporeo, rischio cardiovascolare, nefropatia, tutte condizioni che sono associate alla malattia. Oggi, vista la drammatica crescita del numero di persone con diabete nel mondo, causata dall’avanzata della forma di tipo 2, che una volta si manifestava negli anziani e oggi in persone sempre più giovani, si punta a trovare soluzioni non solo per curarla, ma anche e soprattutto per prevenirla. Ma non di sola cura dobbiamo parlare: curare è fondamentale, ma prendersi cura è ancora più importante. Per questo l’Intergruppo parlamentare obesità e diabete si impegna a sostenere il mondo professionale e le associazioni dei pazienti nel perseguire la miglior qualità di vita per le persone con diabete, che passa non solo per le terapie, ma soprattutto per le condizioni di assistenza e di accesso ai trattamenti, da garantire in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale”, ha detto Roberto Pella, coordinatore Intergruppo parlamentare obesità e diabete.

“Le persone affette da diabete sono circa 400 milioni nel mondo, di cui quattro milioni solo in Italia, e il nostro obiettivo deve essere quello di garantire la presa in carico di questi pazienti, migliorandone la qualità della vita. Si tratta di una patologia in continua crescita, che coinvolge sempre più i bambini nei primissimi anni di età, e che registra un netto divario tra le regioni del nord e quelle del sud, in cui l’incidenza è più elevata non solo a causa di fattori genetici, ma anche degli stili di vita. La nota positiva dell’ultimo decennio è la riduzione della mortalità per diabete diminuita di oltre il 20%. Oggi siamo nella condizione di disegnare la sanità del futuro, anche grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza post pandemia, ed è un’occasione che non possiamo sprecare, per farlo a misura dei pazienti, non solo con diabete, e delle loro famiglie”, ha concluso Marialucia Lorefice, presidente della Commissione Affari sociali della Camera.

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