Mense scolastiche, quattro proposte per il post Covid

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Trasformare le mense da servizio a domanda individuale a servizio pubblico essenziale andando oltre il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e inserendo nuovi requisiti che privilegino la qualità e la sostenibilità dell’offerta. È una delle proposte avanzate durante la conferenza stampa in cui è stata presentata l’iniziativa “Nutrirsi a scuola” promossa dal gruppo parlamentare FacciamoECO e coordinata da Alessandro Fusacchia.

Un lavoro frutto della collaborazione e del confronto con molte associazioni che ha portato alla stesura di un documento che, spiega il parlamentare, “non vuole restare un documento”.

Tra le proposte, anche quella di “maggiori controlli per sanzionare le aziende che non rispettano criteri e requisiti previsti dagli appalti”, come sottolineato da Costanza Luna di Teach for Italy, organizzazione che ha collaborato all’iniziativa con FacciamoECO. Non solo. Tra le opzioni anche l’utilizzo della tecnologia blockchain per la certificazione della filiera che porta i prodotti dal campo alla mensa e una più capillare diffusione delle ‘commissioni mensa’.

Nella conferenza stampa è stato anche osservato come servano ulteriori investimenti oltre al miliardo di euro previsto dal Pnrr per dare vita a 1000 nuove mense, si è sottolineata anche la necessità di un salto culturale, sia rispetto alla figura dei cuochi delle mense scolastiche, sia per creare percorsi di educazione alimentare fatte di esperienze anche all’aperto, per far sì che il momento del pasto collettivo nella mensa della scuola diventi vero e proprio momento di formazione, di educazione alimentare e alla sostenibilità.

Del resto, come ha sottolineato Antonella Inverno di Save the Children, il ruolo della mense scolastiche era già chiave prima della pandemia. “Il 6% bambini non potevano permettersi un pasto proteico al giorno, e per molti quell’unico pasto era fruibile proprio nelle mense scolastiche”. Con Covid il tema è diventato ancora più pressante con 200 mila bambini e ragazzini scivolati nella soglia della miseria estrema.

Proprio per questo, Francesca Rocchi di Slowfood Italia, ha messo in evidenza come trasformare il sistema mensa da individuale a servizio pubblico essenziale cambierebbe tutto. “Così si combatterebbe l’indigenza semplicemente grazie ad un’offerta soddisfacente. La mensa, infatti, è poi il termometro di una disuguaglianza e non è pensabile che sia un semplice momento di passaggio tra un’ora e l’altra”.

Puntare sulle mense scolastiche vuol dire anche puntare sul sistema scolastico del tempo pieno, “un sistema in grado di contrastare la dispersione e la povertà educativa” per Vanessa Pallucchi di EducAzioni.

Nella conferenza è intervenuto anche Carlo Scarsciotti di Angem, associazione che rappresenta le aziende che si occupano di ristorazione collettiva, per il quale il tema degli appalti è fondamentale. “Sarebbe meglio parlare di affidamenti e non di appalti. Con l’attuale codice degli appalti si premia chi offre un servizio a un costo più basso. L’obiettivo invece deve essere premiare la qualità”.

Anna Lisa Mandorino di Cittadinanzattiva ha voluto porre l’accento sui i comitati mensa, sostenendo quanto sia fondamentale una loro capillare presenza sul territorio. “Comitati ben radicati e presenti potrebbero fornire dati per capire come funzionano le mense e il servizio che offrono e assumere un ruolo decisivo nella fase dell’assegnazione”.

Come detto, investire sul sistema mensa vorrebbe dire investire sull’educazione alla sostenibilità. Per Claudia Cappelletti di Legambiente “il modello da seguire è quello delle mense circolari, per intrecciare le abitudini dei ragazzi con le abitudini del proprio territorio. Far capire perché un alimento è bene mangiarlo in un certo momento dell’anno e perché no”.

A questo si intreccia la necessità di inserire i ragazzi in un contesto di esperienza alimentare. “Il cibo è comunità e esperienza”, sottolinea Sara Roversi di Future Food Institute, “per questo il sistema mensa dovrebbe creare cultura, rituali, identità”.

Nella conferenza è intervenuto anche lo chef 3 Stelle Michelin, Niko Romito, il quale non ha potuto non parlare della figura centrale dei cuochi all’interno delle mense. “Un operatore non qualificato può distruggere le qualità alimentari di una pietanza”, ha affermato. Proprio da qui nasce la proposta di investire sulla formazione dei cuochi, dando vita a un campus, per renderli il più possibile qualificati, e cambiare l’immagine dello chef scolastico.

“La sfida dei prossimi anni è riuscire ad abitare in modo nuovo il mondo – ha concluso la sottosegretaria Barbara Floridia – e dobbiamo imparare a farlo partendo dalle scuole. Insieme ad altre, grande rilevanza hanno le abitudini alimentari che nell’iniziativa proposta da FacciamoECO trovano giusta collocazione. Le mense dovranno essere biologiche e sostenibili, con prodotti a km0 e con livelli di rispetto dei Cam più pretenziosi. Queste sono solo alcune delle misure che proporremo all’interno del piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole che presenterò insieme al ministro Bianchi il prossimo 4 giugno”.

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