Oncologia e telemedicina, due mondi ancora lontani

telemedicina e oncologia
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Il 90% dei reparti italiani di Oncologia medica non ha avuto accesso a piattaforme di telemedicina per l’assistenza da remoto dei pazienti nella seconda fase della pandemia di Covid-19. Questa carenza tecnologica è risultata ancora più marcata nel Sud Italia, dove la percentuale di chi ne ha usufruito è solo del 5%.

È quanto emerge da un sondaggio condotto dal Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo), su 138 direttori di dipartimento di Oncologia medica. Sondaggio che ha poi permesso di delineare le modalità con cui gli oncologi italiani hanno affrontato la seconda ondata di Covid-19.

“La telemedicina”, ha dichiarato Livio Blasi, past president Cipomo e direttore Uoc Oncologia dell’Arnas civico di Palermo, “prometteva di essere la grande alleata degli specialisti nella gestione dei pazienti oncologici durante le fasi più difficili della pandemia, ma la realtà ha dimostrato quanto la tecnologia non sia ancora adeguata ad una concreta applicazione nella pratica clinica”.

Non è stato quindi possibile sostituire le visite frontali con quelle da remoto, ma nonostante questo, grazie ad una migliore organizzazione delle attività cliniche, abbiamo potuto garantire la continuità delle cure e la protezione dei pazienti”, ha concluso Blasi.

A rafforzare l’organizzazione dei reparti di Oncologia medica sono stati stanziati, nel decreto Sostegni bis, circa 500 mln di euro per accelerare interventi, visite, screening non effettuati nei mesi più difficili della pandemia, come descritto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nella lettera inviata al XXV congresso Cipomo.

Le necessità di riforma e di innovazione tecnologica in oncologia messe in mostra dall’attuale situazione sanitaria possono ora trasformarsi in opportunità, grazie alla recente approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da parte del Governo.

“La tecnologia smart in grado di agevolare il lavoro di noi medici”, ha affermato Claudio Zamagni, direttore Oncologia medica Addarii Irccs Sant’Orsola di Bologna e presidente del XXV congresso Cipomo, “è già potenzialmente disponibile, dobbiamo ora renderla concreta in modo omogeneo in tutte le realtà ospedaliere anche grazie alle risorse economiche messe a disposizione dal Pnrr”.

“Crediamo fortemente che, con il coordinamento centrale del Governo e la disponibilità di collaborazione degli enti locali, riusciremo a superare gli attuali ostacoli organizzativi e culturali per arrivare ad un efficace e adeguata trasformazione tecnologica delle Oncologie del nostro Paese”, ha poi ribadito Zamagni.

Interoperabilità dei sistemi informativi e semplificazione, sono le due parole chiave di Cipomo per definire le azioni da intraprendere al fine di cogliere le sfide del Pnrr. Per rendere concreta l’interoperabilità dei sistemi informativi, la trasformazione digitale dovrà permettere di rendere immediatamente fruibili i dati clinici dei pazienti, superando i limiti della privacy che spesso, secondo Cipomo, sono strumentali.

Ginevra Cerrina Ferroni, vice-presidente del Garante per la protezione dei dati personali, è infatti intervenuta, all’ultimo congresso Cipomo, sostenendo che il tema della privacy non sarà un ostacolo ma faciliterà l’interazione tra sistemi differenti. Il che vuol dire rendere possibile scambio di dati con affidabilità e sinergia, offrire servizi e funzionalità nuove a beneficio del paziente e rendere utilizzabile lo strumento del Fascicolo sanitario elettronico.

Dal congresso è poi emerso che per raggiungere una reale semplificazione dei processi è necessario rendere accessibili le tecnologie superando le difficoltà spesso legate a problemi organizzativi o a gap generazionali. Diventa fondamentale sia mettere a disposizione dei professionisti software e tool informatici di facile utilizzo, sia prevedere azioni specifiche di formazione del personale sanitario.

“La nostra principale aspettativa”, ha concluso Zamagni, “è quella di essere in grado di usufruire delle risorse del Pnrr per riuscire a ridurre i tempi dedicati alla gestione delle cartelle cliniche e alla burocrazia. Questo ci consentirebbe di dedicare più spazio durante le visite all’ascolto e alla cura dei nostri pazienti in patologie così importanti e delicate come quelle oncologiche”.

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