Vaccino Pfizer a 12-15 anni, disco verde Aifa

vaccino Pfizer
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E’ arrivato l’atteso ‘disco verde’ all’utilizzo del vaccino Pfizer-BioNTech Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni.

La Commissione tecnico scientifica (Cts) di Aifa ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino, accogliendo pienamente il parere espresso dall’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema).

Secondo la Cts, infatti, “i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia di età”.

Dunque nel solco dell’autorizzazione rilasciata venerdì scorso dall’Agenzia europea dei medicinali, oggi si è acceso anche il semaforo verde da parte dell’Agenzia italiana del farmaco.

Come quelli di tutta Europa, anche i nostri adolescenti potranno così essere immunizzati contro il coronavirus. “Una notizia molto importante e positiva” che “conferma che i vaccini sono efficaci e sicuri”, aveva detto il ministro della Salute Roberto Speranza ieri sera intervenendo alla trasmissione “CheTempoCheFa” di Fabio Fazio anche “in vista della ripresa della scuola a settembre”

Si apre ora il capitolo che riguarda le modalità di somministrazione di questi vaccini ai nostri adolescenti. Chi dovrà fisicamente occuparsi dell’inoculazione?

“Io ho un’opinione molto chiara e molto netta, credo si debbano usare il più possibile i pediatri di libera scelta, sono di straordinaria qualità, hanno radicamento sul territorio e un rapporto di fiducia con le famiglie”, aveva dichiarato il ministro, auspicando il “massimo protagonismo dei pediatri” non solo per l’immunizzazione dei ragazzi, ma anche dei bambini sotto i 12 anni. Un’ipotesi, quest’ultima, che potrebbe verificarsi qualora i risultati delle sperimentazioni cliniche sui più piccoli daranno dati positivi su sicurezza ed efficacia.

Taluni poi si chiedono, lecitamente, se sia opportuno vaccinare i propri figli contro Covid, giacché finora si sono registrati pochi casi gravi conseguenti all’infezione. In altre parole, alcuni genitori si domandano da che parte penda l’asticella del famoso rapporto rischio-beneficio legato a questo vaccino.

A questo interrogativo risponde la neo-presidente della Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano: “Sono completamente favorevole alla vaccinazione contro Covid negli adolescenti – ci dice – Anche se raramente assistiamo a quadri clinici con sintomatologia aggressiva e severa, i vantaggi sono molti. Tre in particolare: consentire di riprendere la scuola in sicurezza, estendere l’immunità di gregge e restituire ai giovani la vita sociale che gli spetta. Gli adolescenti infatti sono coloro che hanno pagato il prezzo più alto della pandemia in termini psicofisici”.

Ma, dal momento che sono gli adolescenti sono minorenni, mamme e papà acconsentiranno alla loro vaccinazione? “I genitori sono molto propensi, proprio perché consapevoli dei rischi sociali collegati alla non-vaccinazione. Nei nostri ambulatori abbiamo già vaccinato gli adolescenti fragili e i genitori ci chiedevano di poter estendere la stessa prevenzione anche ai fratelli e sorelle. Come pediatri siamo pronti a fare la nostra parte per vaccinare tutti gli adolescenti. L’unico ostacolo potrebbe essere l’età dei vaccinandi, giacché di norma il pediatra segue i pazienti fino ai 14 anni di età. Al di sopra dovranno entrare in gioco i medici di famiglia”, dice Staiano.

Che si dichiarano anch’essi disponibili e, anzi, auspicano un ritorno alle prassi vaccinali presso i propri ambulatori. “È il momento di tornare alla normalità anche sul piano dei vaccini. Il tempo degli hub deve volgere a conclusione nell’arco di pochi mesi con l’obiettivo di arrivare all’immunità di gregge”, commenta il segretario generale nazionale della Fimmg, Silvestro Scotti.

Oltre alla vaccinazione degli adolescenti potrebbe essere proprio la terza dose di richiamo di cui si inizia a parlare da più parti a rappresentare il ritorno delle vaccinazioni nelle mani del medico di medicina generale.

Il sistema capillare della medicina generale dovrebbe farcela. “Lo scorso anno abbiamo somministrato 13 milioni di vaccini antinfluenzali in poche settimane. Se si pensa al richiamo dell’anti-Covid per chi si è vaccinato a febbraio-maggio significa ragionare della somministrazione di circa 50 milioni di dosi in un arco di tempo ampio, tra fine 2021 e tutto il 2022. Si tratta di un’ipotesi ampiamente percorribile, soprattutto considerando che i richiami andranno fatti sulla base di calendari prestabiliti e noti con largo anticipo sulla base delle scadenze vaccinali”, aggiunge Scotti.

Naturalmente, ciò sarà possibile se saranno disponili dosi di vaccino in quantità sufficiente e se i gestionali dei medici di famiglia saranno messi in condizione di dialogare con i registri vaccinali regionali, così che ciascun medico possa sapere quando i suoi assistiti dovranno ricevere il richiamo e programmare questo tipo di attività.

“In Campania ciò è già una realtà. Come Fimmg abbiamo chiesto che tutte le Regioni possano fare altrettanto. Parteciperemo a breve a un tavolo tecnico per discutere anche di questo aspetto organizzativo. Speriamo di uscire con notizie positive”, chiosa Scotti.

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