Antonio Giordano
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La pandemia di Covid-19 “ci ha mostrato l’interconnessione non solo tra gli uomini di differenti etnie, ma anche quella con gli animali”. Ne è convinto lo scienziato italiano attivo negli Usa Antonio Giordano, fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Filadelfia e professore di Patologia all’università di Siena, che a Covid-19 ha dedicato diversi studi.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per fare il punto sulla pandemia che, secondo l’esperto, ha acceso un faro sull’interconnessione tra la salute dell’uomo e quella del pianeta.

In Italia Covid-19, complice la campagna vaccinale e forse una certa stagionalità, appare in ritirata, ma com’è la situazione negli Usa e quali sono le lezioni della pandemia da non dimenticare? “Gli Stati Uniti sono primi al mondo per il numero di dosi di vaccino somministrate. Ma per Biden la pandemia resta pericolosa”, sottolinea Giordano.

“Lo stesso presidente Biden ha dichiarato: ‘Abbiamo ancora del lavoro da fare prima di poter considerare vinta la lotta contro Covid-19. Siamo a metà strada, rispetto all’obiettivo di vaccinare tutta l’America, è ancora una gara di vita o di morte contro il virus’. I vaccini sono sicuri ed efficaci – ribadisce Giordano – e la scienza li ha prodotti in circa 10 mesi a differenza dei canonici 5-8 anni che si impiegano, di norma. Ci troviamo ancora oggi di fronte ad una emergenza sanitaria mondiale, che ha messo in crisi l’economia globale e che probabilmente avrà ripercussioni per svariati anni”.

Ma in questo quadro è emersa chiaramente l’importanza dei vaccini anti-Covid. “Credo che chiunque di noi debba sottoporsi alla vaccinazione per contrastare il prima possibile questa infezione, anche perché i rischi dei vaccini sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli causati dall’infezione da Covid-19″, assicura.

Ci sono poi le conseguenze meno evidenti del virus: sicuramente dovremo fare i conti con dei ritardi diagnostici dovuti alla pandemia. “Purtroppo, tra i danni dell’infezione vi e’ un numero incalcolabile di patologie, soprattutto tumori, che non sono state diagnosticate o trattate. I pazienti, infatti, loro malgrado, sono stati costretti a posticipare gli screening annuali o le terapie oncologiche”, sottolinea Giordano.

E i numeri disponibili sono preoccupanti. “Durante la prima ondata in Italia, circa il 20% dei pazienti oncologici non si è potuto sottoporre a trattamenti utili: in aggiunta, le diagnosi sono state dimezzate (del 52%), e anche gli interventi chirurgici e le visite hanno subito ritardi o severi tagli.
Tutto ciò, purtroppo, potrebbe mandare in fumo gli enormi progressi fatti fino ad ora per quanto riguarda la prevenzione, la diagnosi precoce, il miglioramento delle terapie”.

Mentre si torna a parlare di un’origine del virus in laboratorio, la salute dell’uomo appare sempre più legata a quella degli animali e del pianeta. “Il Sars-Cov-2 è partito come zoonosi, ossia come una malattia che può trasmettersi dagli animali all’uomo. Il salto di specie, conosciuto dagli addetti ai lavori come ‘spillover’, non solo fa sì che alcuni virus riescano a passare da una specie all’altra, ma che possano stabilizzarsi e diffondersi direttamente tra gli individui della nuova specie. La pandemia ci ha mostrato l’interconnessione non solo tra gli uomini di differenti etnie, ma anche quella con gli animali”, continua Giordano.

Ma non c’è il rischio che, con la fine dell’emergenza, la questione ambientale finisca in secondo piano? “La pandemia ha dato risalto alla ricerca e alla salute ambientale, temi ormai inseparabili. Un alterato equilibrio tra uomo e ambiente causa effetti disastrosi. È il momento di agire. Come coordinatore di un gruppo di lavoro a supporto del sottosegretario Sileri farò del mio meglio – afferma il ricercatore – per incentivare azioni atte a contrastare l’attuale situazione ambientale di evidente squilibrio”.

Quanto al Pnrr, “ha l’obiettivo di far ripartire il Paese, e ci sarà tanto da fare. Ma oggi l’Italia è ferma. Io confido nei finanziamenti della Comunità europea per potenziare le infrastrutture a vantaggio della salute delle persone e dell’ambiente. Un aspetto importate sarà quello delle bonifiche e dei bio-monitoraggi sulle popolazioni che vivono nei territori e nei siti a rischio, che in questi anni abbiamo imparato a conoscere. Non bisogna perdere di vista l’obiettivo principale, che è quello di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente“.

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