Vaccino Novavax, 93% efficacia contro varianti

Novavax
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Nuovo passo in avanti per i vaccini anti-Covid. A far parlare di sé oggi è un altro candidato vaccino made in Usa. Si tratta di NVX-CoV2373 dell’americana Novavax che, stando al comunicato stampa rilasciato poco fa dall’azienda, nella fase III di studio clinico ha mostrato una efficacia del 93% contro le principali varianti del virus, del 91% nelle popolazioni di pazienti ad alto rischio e del 100% contro le varianti considerate meno pericolose.

Si tratta di risultati particolarmente positivi, ottenuti testando il vaccino per valutarne efficacia, sicurezza e immunogenicità, attraverso uno studio clinico randomizzato, contro placebo, su 29.960 persone con più di 18 anni negli Usa e in Messico.

Ma quali sono le particolarità del prodotto di Novavax? Esso differisce dai vaccini che abbiamo conosciuto sinora, approvati dalle autorità regolatorie. Non si tratta di un vaccino a vettore virale come quello di Astrazeneca e Johnson & Johnson, né di un siero a mRna come quelli messi a punto da Pfizer-Bionteh e Moderna.

Il candidato vaccino di Novavax è un vaccino proteico. In pratica, l’antigene della proteina Spike di Covid-19, quella in grado di consentire l’infezione da parte del virus, viene sintetizzato in laboratorio in modo da essere innocuo per chi lo riceve. Viene poi inserito in nanoparticelle che, anche grazie a una sostanza adiuvante, sono in grado di stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi in grado di riconoscere la proteina virale nel caso la persona vaccinata entri in contatto con il virus.

Come per altri vaccini anti-Covid, alcuni già autorizzati alla somministrazione, anche lo studio clinico “Prevent-19” del siero di Novavax ha potuto beneficiare di ingenti finanziamenti pubblici. Il dipartimento della Difesa statunitense infatti, ha investito circa 1,75 miliardi di dollari attraverso la Biomedical advanced research and development authority, meglio nota come Barda.

Positive anche le notizie sul fronte della sicurezza. I dati preliminari dello studio clinico mostrano una buona tollerabilità del vaccino: pochi casi di eventi avversi definiti “seri” o “severi” sono stati registati sia nel gruppo di persone vaccinate che in quello di coloro a cui è stato somministrato un placebo.

Deboli anche le reazioni a distanza di sette giorni dalla prima e dalla seconda inoculazione. Tra i principali disturbi: dolore in corrispondenza del luogo di iniezione o stanchezza debole o moderata che persistono per meno di tre giorni. Fatigue, mal di testa e dolore muscolare i sintomi sistemici più diffusi, comunque di durata molto contenuta, al massimo un paio di giorni.

E così si avvia spedito verso l’autorizzazione anche questo nuovo vaccino. L’azienda ha comunicato che dovrebbe sottoporre il dossier alle autorità regolatorie entro il terzo trimestre dell’anno e che, se tutto andrà secondo la pianificazione prevista, resta confermata la produzione iniziale di 100 milioni di dosi al mese a partire dalla fine di settembre. Che potranno salire a 150 milioni al mese intorno alla fine dell’anno.

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