Le nuove competenze di pharma e life sciences

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La tecnologia sta cambiando le preferenze delle aziende in prima linea contro la pandemia. Alessandro Testa (Jefferson Wells) e Leonardo Frezza (Frezza&Partners) spiegano come rispondere a questi cambiamenti. La versione originale di questo articolo, a firma di Alessandro Pulcini, è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2021.

LA TRASFORMAZIONE DIGITALE ha portato a un enorme fabbisogno di nuove figure professionali in qualsiasi settore industriale. Alcuni di questi settori, però, sono stati coinvolti direttamente anche dall’evento scatenante di quella stessa trasformazione digitale, o della sua accelerazione: la pandemia.

È il caso, naturalmente, del settore del Pharma e delle Life sciences. Gli effetti di questa duplice rivoluzione si possono ritrovare anche nelle nuove preferenze professionali delle aziende del settore. Secondo il report ‘Professioni 2030. Il futuro delle competenze in Italia’ di ManpowerGroup, EY e Pearson, nel settore pharma “si rileva una tendenza occupazionale in aumento, con una particolare richiesta di figure specializzate”, dice Alessandro Testa, Director di Jefferson Wells, brand di ManpowerGroup specializzato nella selezione di senior ed executive manager.

Già per il 2020 Cdp stimava, per le aziende Pharma e Life sciences, un incremento del fatturato tra l’1,3% e il 2,3% e un aumento dell’occupazione del 3,6%. “La diffusione di Covid-19 ha evidenziato l’importanza della salute come valore irrinunciabile e ha messo in luce la resilienza del settore, mostrando l’importanza di rispondere repentinamente alla domanda emergenziale nel breve periodo e di sviluppare e somministrare vaccini efficaci nel medio periodo.

La pandemia ci ha infatti insegnato che scienza, innovazione e ricerca saranno prioritari nel prossimo futuro”, dice Testa. Per far fronte a questi cambiamenti, Jefferson Wells si è attrezzata: ha stretto un accordo con Frezza & Partners, società leader nell’executive search di profili manageriali per tutte le aziende che operano nel comparto della salute.

La partnership punta “proprio a rispondere a bisogni del settore Life sciences e delle aziende farmaceutiche” dice Alessandro Testa insieme a Leonardo Frezza, che è managing partner di Frezza&Partners.

“In uno scenario competitivo, quale è quello che stiamo vivendo, la qualità delle persone è il fattore chiave per il successo di un’organizzazione. L’obiettivo è quello di assistere i clienti perché possano continuamente contare su un bacino di talenti che sia allineato alle strategie e necessità aziendali. Tutto questo attraverso soluzioni ad hoc e una presentazione di candidature mirate. La partnership avrà quindi lo scopo di mettere in connessione talenti e competenze offrendo alle imprese del settore l’esperienza e le soluzioni più innovative per accelerare la crescita del proprio business”.

Jefferson Wells contribuirà mettendo in campo i propri strumenti e la propria expertise (ogni anno contribuisce a più di 1.000 placement, con il 71% dei candidati intervistati che vengono assunti dalle aziende). Frezza & Partners contribuirà con la sua specializzazione nel settore Life sciences & healthcare sia domestico, sia internazionale, ma anche con la specializzazione in incarichi su posizioni executive.

Secondo Testa, nel pharma, un’altra questione fondamentale “sarà quella relativa alla trasformazione delle competenze richieste dalle aziende. Si rileva un impatto fortissimo del digitale, dell’intelligenza artificiale e dell’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione, oltre, naturalmente alle soft skill. Il settore sarà inoltre impattato da alcuni megatrend: innovazione tecnologica e iper-connessione, sfide di carattere sanitario e squilibri demografici”.

Ma cosa servirà alle aziende, di preciso? Dalla ricerca predittiva sulle professioni e competenze di ManpowerGroup, EY e Pearson, che si basa su tecniche di intelligenza artificiale, emerge che nei prossimi 10 anni fra i profili più in crescita ci saranno: direttori e dirigenti del dipartimento ricerca e sviluppo (+8,1%), ingegneri biomedici e bioingegneri (+4,3%), farmacologi (+4,1%), tecnici della conduzione e del controllo di impianti farmaceutici (+2,9%). “L’avvento del digitale e la presenza di tecnologie ‘disruptive’ sono i due fattori che determineranno sempre più l’evoluzione di queste professioni e delle competenze a esse associate”, dice Testa.

Secondo Frezza, “i settori Life sciences e Pharma hanno sempre maggior bisogno di competenze specialistiche, scientifiche e manageriali. I profili per cui ci si attende una crescita dimostrano un ottimo tasso di resilienza al Covid e un buon tasso di propensione all’ibridazione delle competenze. Nel corso del prossimo decennio le professioni saranno soggette a un insieme di processi trasformativi complessi caratterizzati dallo scomporsi e ricomporsi dei set di competenze che le modificheranno per adeguarle alle nuove esigenze del mercato del lavoro. In particolare, esistono delle competenze che sembrano maggiormente connesse a tali processi. In un certo senso, queste competenze rappresentano la forza trainante che governa i processi trasformativi delle professioni”.

Diventerà dunque sempre più importante “investire nell’up-skilling e re-skilling dei profili, rafforzando, oltre alle capacità tecniche e alle competenze digitali, anche le soft skill, come ad esempio negoziazione, integrità, ascolto, analisi e sintesi, flessibilità e gestione dello stress”.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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