Terapie target e agnostiche, il futuro dell’oncologia

terapie
Aboca banner articolo

Combattere il tumore con terapie target e agnostiche è il futuro dell’oncologia. A patto di riuscire a mettere in atto una vera profilazione molecolare dei pazienti che permetta di identificare le mutazioni che hanno generato il tumore e, quindi, di poter scegliere la terapia più indicata.

Un argomento complesso che è stato approfondito in occasione di un incontro dal titolo “Viaggio nell’oncologia del futuro”. E di viaggio realmente si tratta, soprattutto quando pensiamo al paziente oncologico; non a caso è stato coniato il termine “patient journey” per descrivere l’iter del malato all’interno del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta).

Ma quali sono gli strumenti più innovativi di cui medico e paziente possono e potranno beneficiare per combattere i tumori? Si chiamano terapie mirate e agnostiche. “Si tratta di farmaci efficaci sulle cellule tumorali che posseggono specifiche mutazioni geniche, a prescindere dal tipo di tumore e dalla sua localizzazione nell’organismo” ha spiegato Silvia Novello, ordinaria di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino e presidente di Walce Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe).

La cosa interessante di queste terapie è che, proprio perché efficaci sulle cellule che posseggono specifiche mutazioni, “possono essere attive anche nei tumori in fase metastatica”, quando le cellule “impazzite” vanno “in giro” per l’organismo e sono normalmente molto difficili da trattare con altri farmaci.

Per poter utilizzare queste nuove armi terapeutiche è fondamentale poter effettuare degli esami genetici – con la tecnologia Next Generation Sequencing (Ngs) – alla ricerca delle mutazioni contro cui sono efficaci i nuovi farmaci.

Cosa “ancora assai complessa e costosa in Italia”, ha spiegato Giancarlo Pruneri, direttore del dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio dell’Istituto Nazionale Tumori (Int) di Milano, perché “sono richieste molteplici competenze per poter effettuare i test e poter interpretare i risultati. E, soprattutto, è fondamentale avere accesso ai dati degli screening effettuati da tutti i centri abilitati, così da poter individuare nel più breve tempo possibile e con la massima precisione possibile il tipo di mutazioni a carico del paziente e, conseguentemente, poter scegliere la terapia più appropriata”.

Ecco perché all’Int è in fase di messa a punto il “Molecular tumor board (Mtb), un team multidisciplinare formato tra gli altri da oncologi, biologi molecolari, patologi, genetisti cinici e bioinformatici, che agisce come strumento di governo dell’oncologia di precisione”, ha aggiunto Pruneri specificando che il primo paziente potrebbe essere trattato attraverso la valutazione del Mtb a settembre di quest’anno, con l’ambizione di arrivare a gestire circa 2.500 persone all’anno.

Secondo Nello Martini, presidente della Fondazione ReS, Ricerca e Salute, uno dei principali nodi da sciogliere affinché le terapie mirate e agnostiche prendano piede nel nostro Paese è legato alla definizione della governance. Ed è lo stesso Martini a tratteggiare lo scenario a cui dovremo tendere nei prossimi 10 anni: “L’istituzione dei Mtb deve partire attraverso un atto istituzionale delle Regioni e i test genomici dovranno essere quasi routinari. Dovremo avere una trentina di Mtb sparsi tra le diverse Regioni, che siano in rete tra loro in modo da poter accedere gli uni ai dati della profilazione genomici elaborati dagli altri nell’ottica di generare una piattaforma genomica nazionale, e in rete con Aifa per definire l’accesso ai farmaci”.

Molti i passi da intraprendere per arrivare a questi risultati. A partire da “un atto della Conferenza Stato-Regioni che definisca la rete dei Mtb”, passando per “l’inserimento dei test genomici nei Lea, la definizione della loro rimborsabilità con tariffe regionali e la rimborsabilità dei farmaci mirati e agnostici”, ha aggiunto il presidente di ReS.

Del resto, se il futuro dell’oncologia è quello appena delineato, molto resta ancora da fare sul lato della conoscenza di queste nuove opportunità diagnostiche e terapeutiche da parte dei pazienti. Come mostrano anche i risultati della survey globale #PutCancerToTheTest condotta da Roche su 1.200 persone tra oncologi, pazienti e cittadini comuni di Brasile, Canada, Francia, Cina, Italia, Spagna e UK con l’obiettivo di indagare l’awareness generale sui test di profilazione genomica in oncologia e sull’approccio dei trattamenti agnostici ai tumori.

Ebbene, anche se l’84% degli oncologi italiani dice di avere parlato con i propri pazienti dei test genomici, l’80% indica la presenza di effettive difficoltà di accesso a questi test e il 70% lamenta un difficile accesso alle terapie target.

Numeri che riflettono abbastanza quanto dichiarato dai pazienti. A fronte di un 62% che dichiara di aver parlato con il medico di test genomici e di trattamenti specificamente diretti a determinate mutazioni, restano quasi quattro pazienti su dieci che non l’hanno fatto. Percentuali che scendono ancora di più se calate sulla popolazione generale, che comprende anche familiari e caregiver: solo uno su quattro ha familiarità con il tema dei test genomici e dell’approccio agnostico al tumore.

Il che determina il fatto che solo un quarto dei cittadini associa questa tecnica a un ruolo significativo nella scelta del giusto trattamento per i pazienti oncologici.

“Per far sì che al cambio di paradigma delle prospettive diagnostico-terapeutiche corrisponda una forte adesione da parte delle persone con tumore, è fondamentale che l’innovazione introdotta dai nuovi test e dai nuovi farmaci sia percepita e compresa anche dall’uomo della strada. E in questo il ruolo dei media nel rendere l’innovazione scientifica alla portata di tutti è fondamentale”, ha chiosato Novello.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.