Variante Delta dominerà entro agosto, come intervenire

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Contro la minaccia della variante Delta la parola d’ordine è: non temporeggiare. Anche perché ormai sappiamo che una sola dose di vaccino contro questa variante di Covid non basta. Insomma, è inutile alimentare la paura, piuttosto è preferibile darsi da fare per tempo.

Se infatti l’allarme dell’Ecdc (Centro europeo per il controllo delle malattie) non va sottovalutato, esistono delle strategie ben chiare per difenderci da questa variante di Covid.

Potenziare “sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero”, e soprattutto “completare il ciclo vaccinale di over 60 e fragili“. Ne è convinto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

Ma cosa ha detto l’Ecdc? La variante Delta è del 40-60% più contagiosa di quella Alfa (inglese) e determinerà in Europa il 70% delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto ed il 90% entro la fine del mese.

In Italia, stando al database internazionale Gisaid, sulla base dei campioni prelevati dal 9 al 23 giugno, su 218 sequenze depositate 71 (32,6%) sono da variante Delta, un numero di incerta rappresentatività nazionale, “visto che non tutte le Regioni condividono i sequenziamenti in questo database”, rileva Gimbe.

Un dato più accurato sulla prevalenza della variante Delta in Italia, che al 18 maggio si attestava all’1%, è atteso con la nuova indagine di prevalenza dell’Iss sui campioni notificati il 22 giugno. “In assenza di dati affidabili sulla presenza della variante delta in Italia – puntualizza Cartabellotta nel report settimanale della Fondazione – tre sono le ragionevoli certezze: innanzitutto il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e notevolmente eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato adeguatamente ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano; infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito nonostante sia più avanti sul fronte delle coperture vaccinali”.

In Italia infatti “poco più 1 persona su 4 ha una copertura adeguata, avendo completato il ciclo vaccinale (27,6% rispetto al 46% del Regno Unito), mentre il 26,5% della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17% del Regno Unito) e il 46% è totalmente privo di copertura (rispetto al 37% del Regno Unito), percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose di vaccino nei confronti di questa variante”.

Impariamo da quello che sta succedendo in Gran Bretagna. “Se al momento attuale – conclude Cartabellotta – tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus e e un impatto ospedaliero ormai minimo, non è accettabile una gestione ‘attendista’ della variante Delta”.

Piuttosto, “occorre attuare tempestivamente le misure raccomandate dall’Ecdc: potenziare sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero, accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili, commisurando l’intensità delle misure non farmacologiche di contenimento del contagio alla loro copertura completa”.

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