Variante Delta, 7 mln over 60 a rischio. Come intervenire

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Mentre la variante Delta conquista sempre più spazio, ed esperti e governi sono preoccupati per l’effetto degli Europei di calcio, occorrerebbe rivedere la campagna vaccinale per proteggere i 7 milioni di over 60 a rischio, tra i quali quasi 2,4 mln ancora senza vaccino.

E’ quanto suggerisce la Fondazione Gimbe, che nel suo monitoraggio settimanale segnala 2.384.966 (13,3%) di over 60 che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali: dal 23,8% della Sicilia al 8,1% della Puglia.

A oggi, infatti, dei 17.886.878 over 60, quasi 2,4 mln non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino e 4.648.515 (26,0%) sono in attesa di completare il ciclo con la seconda dose: 3.154.159 con AstraZeneca, 1.286.101 con Pfizer-BioNTech e 208.255 con Moderna. In tutto sono dunque oltre 7 milioni i soggetti over 60 parzialmente o totalmente esposti a rischio di malattia grave che non hanno adeguata copertura contro la variante.

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“Pur non conoscendo al momento l’esatta prevalenza della variante Delta in Italia – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – la sua maggiore contagiosità e, soprattutto, la documentata limitata efficacia di una singola dose di vaccino richiedono una rivalutazione delle strategie vaccinali per minimizzarne l’impatto clinico e quello sui servizi sanitari”.

Due gli obiettivi prioritari: da un lato raggiungere il maggior numero possibile di over 60 che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, dall’altro anticipare quanto possibile la somministrazione della seconda dose in questa fascia anagrafica. Tuttavia, se per i vaccini a mRna l’intervallo minimo tra le due dosi può essere riportato a quello originale (21 giorni per Pfizer-BioNTech e 28 giorni per Moderna), diverso è il caso di AstraZeneca.

Infatti, se il richiamo sarebbe formalmente permesso dalle indicazioni del foglietto illustrativo a partire dalla quarta settimana successiva alla prima somministrazione, la circolare ministeriale n. 5079 del 9 febbraio 2021 raccomanda un intervallo ottimale di 10-12 settimane per garantire una maggiore efficacia del vaccino.

A seguito di tali valutazioni, la Fondazione Gimbe propone di rimodulare la campagna vaccinale negli over 60 come segue:

Prime dosi: offrire solo vaccini a mRna, sia per aumentare l’adesione alla campagna fortemente compromessa dalla diffidenza verso i vaccini a vettore virale, sia per evitare che i nuovi vaccinati restino esposti per le successive 10-12 settimane alla variante delta senza adeguata copertura;

Seconde dosi: per Pfizer-BioNTech e Moderna somministrare la seconda dose rispettivamente a 21 e 28 giorni, anticipando i richiami fissati a intervalli più prolungati;

AstraZeneca: estendere l’autorizzazione Aifa per offrire la vaccinazione eterologa anche agli over 60 (al momento off label), permettendo così di anticipare la seconda dose a 8 settimane dalla prima. In alternativa, mantenendo il ciclo completo con AstraZeneca, per proteggere gli over 60 non adeguatamente coperti dalla singola dose contro la variante Delta, occorrerebbe ripristinare misure non farmacologiche più rigorose.

“Se per contrastare la diffusione della variante Delta – conclude il presidente Nino Cartabellotta – devono tornare in campo i servizi territoriali potenziando contact tracing, sequenziamento e screening alle frontiere, per limitare l’impatto della Covid-19 severa e delle ospedalizzazioni occorre accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60. Ma serve una scelta strategica univoca, senza fughe in avanti delle Regioni, allineata con le indicazioni autorizzate dei vaccini e adeguatamente comunicata alla popolazione, anche perché, in relazione alle scorte di vaccini disponibili, nuove vaccinazioni e richiami degli under 60 potrebbero dover subire un rallentamento”.

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