Streetonomics, i segreti del nome delle vie

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Dopo genomica, proteomica e le tante altre “omiche” che ormai pervadono il presente e soprattutto il futuro della scienza, ora arriva un nuovo termine che rivela quanto e come sociale, cultura, storia e differenze di genere impattino su una determinata popolazione. Al momento, non esiste ancora una traduzione italiana efficace per spiegare il neologismo “streetonomics”.

Ma forse, per rendersi conto di quanto “pesi” nel percorso culturale e sociale di una città, basta guardare verso l’alto quando ci muoviamo e controllare, anche a campione, se le targhe delle vie e delle piazze riportano nomi di personaggi femminili o maschili. Poi, mescolando questa osservazione empirica con le fasi storiche, culturali, sociali ed artistiche che hanno pervaso una metropoli, si può arrivare a comprendere meglio il sistema di valori culturali che ne hanno guidato lo sviluppo.

La “streetonomics”, in chiave scientifica, può quindi diventare una vera e propria scienza sociale. Lo prova l’analisi, questa sì dettagliata ed improntata su criteri “evidence based”, comparsa su Plos One e realizzata da un’equipe coordinata da Melanie Bancilhon dell’Università Washington di Saint Louis.

Sia chiaro: l’analisi presenta diversi tratti che potrebbero influenzarne i risultati e quindi non si può dire completa, come segnalano gli stessi autori. Ma il valore della rivista scientifica su cui è pubblicata e soprattutto le informazioni che offre, seppur migliorabili, sono basilari per aiutare a comprendere le “omiche” socio-storico-culturali che hanno guidato la toponomastica delle città.

Lo studio, ovviamente parziale, ha preso in esame poco meno di 5000 strade onorifiche (ovviamente nel computo non sono entrati eventi, celebrazioni e cifre) di quattro grandi città come Vienna, Parigi, Londra e New York, traendo una sorta di “mappa” che arriva a spiegare non solo gli indicatori culturali che hanno guidato i riconoscimenti riportati sulle targhe delle vie, ma anche il “peso” del genere nelle scelte.

Dall’indagine emerge una serie di dati sicuramente di grande interesse, partendo proprio dal possibile pregiudizio di genere nell’attribuzione di strade, piazze e corsi.

Ebbene, sul fronte delle “quote rosa” Vienna è l’unica capitale tra quelle considerate in cui le donne appaiono sulle targhe delle “strasse” in percentuale maggior rispetto agli uomini: il 54% delle vie è intitolato ad una donna. A Parigi la situazione si capovolge drammaticamente, con una preponderanza di genere maschile che stupisce ed arriva fino al 96% delle osservazioni. Londra si avvicina alla parità – 60 vie e piazze su 100 sono intitolate a uomini – mentre a New York il rapporto femmine maschi è di uno a tre.

L’analisi dei ricercatori americani, che hanno approcciato la tematica in chiave scientifica, consente di ottenere una serie di altre indicazioni. Ad esempio, a Londra le vie hanno preso il nome di persone vissute a cavallo tra il 18esimo e il 19esimo secolo, nel periodo di grande sviluppo vissuto in chiave urbanistica e sociale dopo il grande incendio.

Parigi invece trova concentrate le “nomination” sulle targhe di route e quai soprattutto nell’epoca di Napoleone III, intorno alla metà del 1800, quando il grande urbanista Haussman (non per nulla a suo nome è intestato un boulevard in centro) ha ridisegnato la città. Campeggiano sulle targhe i nomi di uomini d’arte e di lettere, oltre ad un’attenzione al mondo della scienza e dell’esercito.

Vienna ha un percorso più tradizionale, figlio dell’Impero austroungarico, con grande attenzione per gli artisti, gli avvocati e le persone impegnate in ambito sociale.

New York conferma la sua “modernità anche su questo fronte. Stando all’analisi pubblicata su Plos One, oltre a riportare i nomi di artisti, le vie della Grande Mela sono dedicate quasi in un caso su quattro a personaggi legati agli attentati dell’11 settembre, sia come soccorritori che come persone scomparse. Un’ultima curiosità: per quanto riguarda la presenza di vie dedicate a stranieri, Vienna conferma il suo ruolo di “capitale” della Mitteleuropa, con quasi la metà delle vie dedicate a non austriaci: la percentuale cala drammaticamente nelle altre metropoli, solo una su dieci a Parigi e poco più del 3% a New York. Londra? Nonostante il ruolo di potenza coloniale e di “centro” nevralgico mondiale nella storia, ha dedicato agli stranieri solo il 14,6% delle targhe.

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