L’estate dei vaccini e il ‘modello Francia’

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Dopo la grande festa per la vittoria azzurra all’Euro 2020 non ci sono più dubbi: questa dovrà essere, come in Francia, l’estate dei vaccini. Con la variante Delta che fa correre il virus e l’aumento dei casi in mezza Europa, l’ipotesi di una nuova impennata di Covid-19 nei mesi che dovevano essere quelli della vacanza e dell’addio a misure e mascherine rischia di regalarci un autunno di nuove, dolorose, chiusure.

Ma, a differenza dell’anno passato, oggi abbiamo i vaccini. Un’arma sicura ed efficace, finora, anche contro le varianti che preoccupano di più. A patto di farli, però.

Ogni settimana diamo voce al monitoraggio della Fondazione Gimbe, che fotografa la situazione. Un dossier che certifica un’esitazione vaccinale che ormai, per alcune fasce d’età, è diventata intollerabile.

Non è tollerabile, infatti, che ancora quasi 2,3 milioni di over 60 non abbiamo fatto nemmeno una dose di vaccino. Mentre sono proprio loro a rischiare di più in caso di Covid-19.

E tutto questo mentre adolescenti e ragazzi – per i quali il rischio in caso di malattia è decisamente minore, anche se non pari a zero – hanno aderito e stanno aderendo alla vaccinazione proprio per assicurarci un’immunità di gregge che protegga i più fragili. Ovvero gli over 60.

Ma perché gli over 60 non rispondono alla chiamata per fare i vaccini? Forse pensano che l’emergenza sia già finita, o si sentono ancora giovani e forti. O, ancora, non hanno una cultura vaccinale. Ma che succede se a dire no sono figure chiave come insegnanti e operatori sanitari?

La Francia ha deciso di correre ai ripari, aprendo la strada alla vaccinazione obbligatoria. Prima di tutto per il personale, sanitario e non, di tutti
i luoghi di cura, per i quali l’obbligo scatterà appena saranno varati i provvedimenti annunciati in queste ore. E che, di fatto, fra qualche settimana non potranno lavorare e perderanno lo stipendio se non vaccinati.

Ma Macron ha sottolineato che questo è solo l’inizio: occorrerà discutere dell’obbligo per tutti i francesi. Nel frattempo, e questa è una certezza, le nuove norme renderanno complicata la vita dei non vaccinati. “Le restrizioni – ha detto Macron – devono ricadere sui non vaccinati e non su tutti“.

Niente concerti e spettacoli, ma anche – da agosto – addio a caffé, ristoranti, centri commerciali, aerei, treni e centri medici se non si è stati immunizzati. Per Macron – che di certo ha in mente anche l’economia – non ci sono dubbi: l‘estate deve essere, “di rilancio”. Ma, per non inficiare i quaranta miliardi di investimenti previsti dal Plan de relance, deve essere soprattutto un’estate di vaccini.

Le fasce di età più vulnerabili non possono restare scoperte. “Non vaccinarsi, sulla base dei dati inequivocabili di sicurezza ed efficacia, è una scelta autolesionista, irrazionale che danneggia l’intera società – riflette in un tweet il virologo Roberto Burioni – La politica deve decidere se consentire agli irresponsabili la libertà di comportarsi in questo modo. La Francia ha deciso di no”.

La loro sarà un’estate di vaccini. Come sarà la nostra è ancora da vedere.

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