Polveri sottili e amianto, i killer ‘invisibili’

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Generalmente quello che non si vede non ha il potere di spaventarci. Delle polveri sottili, quelle che intossicano la nostra aria, il nostro habitat, invece, bisognerebbe avere timore.

Negli ultimi decenni la contaminazione ambientale da agenti potenzialmente nocivi per la salute umana è diventata una tematica di primaria importanza: il veloce progresso tecnologico ha comportato un incremento di alcuni ordini di grandezza delle emissioni naturali di elementi come piombo, cadmio e mercurio da processi produttivi e non, per cui la contaminazione da elementi tossici rappresenta una criticità ambientale a livello globale.

La loro pericolosità dipende anche dal fatto che i metalli pesanti, gli isotopi radioattivi naturali e gli idrocarburi policiclici aromatici derivanti dalla combustione del carbone fossile tendono a concentrarsi nella frazione più sottile delle polveri, quella cioè che non viene trattenuta dagli elettrofiltri e viene dispersa nell’atmosfera. Ma procediamo per gradi.

Lo Iarc, l’Agenzia Internazionale della Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer), ha identificato più di 114 sostanze, diffuse a livello ambientale, come “certamente” cancerogene per l’uomo. Numerosi studi epidemiologici, quindi, confermano la relazione tra ambiente e cancro, specie in presenza di particolari criticità del territorio.

Le problematiche relative all’inquinamento atmosferico, quindi, assumono un ruolo di particolare importanza in ambito pneumologico. Il danneggiamento delle vie aeree, a seguito dell’esposizione quotidiana e prolungata e dell’inalazione di agenti inquinanti, dipende dal tipo di aerocontaminante e dalla quantità che ne viene esalata. Gli inquinanti ambientali, come particolato fine (PM2.5 e 10), NO2 o O3, causano la contrazione dei muscoli delle vie aeree o il loro restringimento, compromettendo la funzionalità polmonare, rendendo la popolazione esposta cronicamente meno capace di rispondere ad eventuali insulti patogeni.

E’ importante sottolineare che gli inquinanti, sia primari (ossidi di azoto o le polveri sottili) che secondari (ozono), possono derivare da diverse fonti d’inquinamento, non solo dal traffico veicolare, come siamo abituati a pensare, ma anche da altre sorgenti di combustione (acciaierie, cementifici, riscaldamento domestico ecc.), per cui diventa difficile discriminare il contributo delle varie fonti, essendone molto diversa la modalità di emissione. Inoltre, le polveri sottili provenienti dalle centrali a carbone risultano particolarmente pericolose per l’uomo se comparate con altri tipi di particolato.

E parlando appunto di altre polveri, è doveroso menzionare un lento e silente killer altrettanto noto e pericoloso: le fibre di amianto o asbesto, la cui cancerogenesi, probabilmente, rappresenta il più eclatante degli esempi negativi di quanto le conoscenze scientifiche siano state per lungo tempo disattese. L’amianto è riconosciuto come il responsabile dell’insorgenza del mesotelioma pleurico maligno (tumore ancora oggi sempre fatale) e anche di altre patologie a carico dell’apparato respiratorio.

La sua etimologia, ‘immacolato e incorruttibile’, ‘perpetuo e inestinguibile’, ci rimanda alle caratteristiche principali di questo minerale che per le sue peculiarità chimico-fisiche è stato largamente utilizzato in svariati ambiti industriali fino agli anni’90, quando a causa delle sue proprietà cancerogene, entrarono in vigore stringenti limiti legislativi che ne regolamentarono l’utilizzo.

L’incidenza di questa neoplasia, tuttavia, non si è ridotta in quanto il tumore e’ caratterizzato da una lunga latenza clinica, che ne fa prevedere, addirittura, un aumento a livello globale.

I meccanismi molecolari con cui l’amianto provoca la trasformazione neoplastica delle cellule mesoteliali non sono ancora pienamente compresi, anche se esistono varie ed attendibili ipotesi per spiegare gli eventi patogenetici sottostanti allo sviluppo delle patologie asbesto-correlate, che si verificano durante la fase di latenza.

*Antonio Giordano, fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Filadelfia e professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena

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