Medicina estetica, boom di richieste dopo il lockdown

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Impennata di richieste per i trattamenti di medicina estetica dopo il lockdown. Complice lo smartworking e soprattutto l’effetto zoom degli schermi, che ha evidenziato impietosamente i più piccoli inestetismi nel corso delle lunghe riunioni via web, gli italiani “si sono visti più brutti”. Così, con le riaperture, hanno deciso di correre ai ripari. Ecco perché l’anno della pandemia è stato anche un anno di forte crescita per la medicina estetica.

“Un fenomeno che ci ha stupito moltissimo, spiegato dagli stessi pazienti con il desiderio di prendersi cura di dopo mesi vissuti a casa”, magari in tuta. “E con la maggior disponibilità economica dovuta alla riduzione di spese per i viaggi, gli spostamenti, ma anche pranzi e cene fuori”. Lo ha spiegato il presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime), Emanuele Bartoletti, nel corso del congresso nazionale che si tiene in questi giorni a Roma.

Se la pandemia ha fatto crescere la povertà in Italia, alcune fasce di popolazione – grazie a entrate costanti e a una drastica riduzione delle uscite – hanno visto crescere i propri risparmi. E hanno deciso di ‘investirli’ per sentirsi più belli.

”Oltretutto il post lockdown e le restrizioni per Covid-19 hanno consentito di evitare incontri e appuntamenti nella fase di ripresa post trattamento, evitando di dover mostrare lividi e gonfiori”, nota Bartoletti. Assicurando, quindi, la massima discrezione. Insomma, quello della pandemia si è rivelato “un ottimo periodo per la medicina estetica, che ha registrato una crescita esponenziale”.

In Italia nel 2020 gli interventi di medicina e chirurgia estetica hanno registrato un +25% rispetto al 2019. “Covid-19 ci ha portato tantissimi pazienti di 35-55 anni, uomini e donne preoccupati per inestetismi talvolta inesistenti, evidenziati dall’uso di Zoom e Meet”.

Una tendenza confermata anche negli Usa, dove l’American Society of Plastic Surgeons ha segnala un aumento addirittura del 64% delle visite dopo la fine delle restrizioni.

Ma che cosa hanno chiesto i pazienti alla medicina estetica post-pandemia? Proprio lo smartworking ha portato viso e collo in primo piano. Quindi non stupisce l’impennata di richieste di iniezioni e peeling facciali. Gli esperti parlano, appunto, di zoom boom. “Gli schemi ci hanno fatto sentire brutti, così molti sono corsi ai ripari”, spiega Francesco Romanelli, vice presidente dell’Accademia Italiana di Medicina anti-Aging.

“Attenzione, però: stiamo vedendo un trionfo di quelle che chiamiamo Russian lips, labbra gonfie e innaturali, anche in pazienti giovani. E c’è da scommettere che avremo un’esplosione di complicanze dovute all’eccesso di filler usato“, ammonisce Bartoletti.

“Occhio poi all’effetto ‘luna piena’: lo smartworking ha evidenziato rughe e rughette. Così si corre a cancellarle, spesso eliminando anche le ombre. Ma le ombre servono su un volto, conferiscono bellezza e fascino. E non è un caso che anche i truccatori le creino” con il make up.

Se la Sime punta a specialisti di medicina estetica “sempre più preparati”, Bartoletti ricorda che “occorre formare anche i pazienti. L’invito, per quelli del Lazio, è a consultare il sito dell‘Ordine dei medici: così si potrà sapere se il professionista scelto figura anche sul Registro della medicina estetica”. Un’iniziativa a tutela dei pazienti che Bartoletti punta ad ‘esportare’, segnalandola anche alla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici).

Infine una raccomandazione: “Invecchiare bene non vuol dire non invecchiare affatto: vogliamo prenderci cura della bellezza”, non moltiplicare volti stereotipati”. Ecco perché, ai tanti italiani ancora alle prese con le riunioni via Internet, Bartoletti suggerisce di “alzare gli schermi, magari mettendoci sotto qualche volume: le inquadrature dal basso penalizzano tutti, uomini e donne”. Basta alzarli, e appariremo più giovani e belli.

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