Green pass e proteste, ma non è una novità

green pass manifestazioni
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Sono decenni che in Europa e nel Nord America esiste il green pass, che in Italia si è sempre chiamato certificato di vaccinazione. E la più estesa applicazione è avvenuta per l’iscrizione alle scuole (in Italia fino al 1998 era obbligatorio, e poi è arrivata la Legge Lorenzin) e per i centri estivi destinati a bambini e adolescenti.

Non ho mai visto manifestazioni di piazza in Italia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna, Svizzera e nemmeno negli Stati Uniti d’America. Anzi, i genitori si affrettavano a richiederlo e presentarlo, per non causare ritardi e fastidi ai propri figli.

Ora che siamo in piena emergenza, con un virus che uccide e che si può contrastare con un vaccino, la cui efficacia e innocuità è stata dimostrata da grandi numeri (che sono i milioni di dosi già somministrate, che hanno messo sotto controllo il Sars-Cov-2), si scende in piazza, si protesta contro il vaccino in nome della libertà.

Ma libertà da che cosa? Si tratta di una forma di estremismo anarchico, perché chi non si vaccina fa un danno a se stesso, mettendo a rischio la propria vita, e crea un rischio e un danno a livello di sanità pubblica, e questa è la motivazione per cui le Istituzioni hanno fatto bene a introdurre il green pass, che io appoggio in modo incondizionato.

È interesse di tutti poter accedere in molti locali solo con il green pass, perché rappresenta una maggior sicurezza e un minor rischio di infezioni, dal momento che all’interno tutti sono vaccinati.

È uno stimolo a vaccinarsi maggiormente, con una protezione per il singolo e per la collettività. Non trovo alcuna giustificazione scientifica e motivazione logica alle proteste. Per alcuni forse c’è la premura di non perdere un giorno di vacanze per procurarselo, come quando veniva richiesto il certificato per i centri estivi per i figli. Ma voler andare in vacanza a rischio della salute e della vita non si commenta.

In questa logica, è giustissima la richiesta del certificato di vaccinazione, cioè il green pass, che attesti che un soggetto è protetto dal Sars-Cov-2. È utile nelle scuole, non solo per i docenti ma anche per gli alunni delle fasce di età in cui è consentito, per evitare il ritorno alla Dad. Non solo non ho capito le barricate dei genitori contro la vaccinazione per i figli, ma ancora più incomprensibile è che erano gli stessi che protestavano qualche mese fa contro la Dad, auspicando il ritorno in classe in presenza.

Mi è piaciuta la proposta di Confindustria di richiedere il green pass per l’ingresso in azienda, come garanzia della salute del lavoratore, affinché fosse protetto e non più a rischio di ammalarsi. Mi hanno meravigliato le contestazioni delle organizzazioni sindacali, da sempre al fianco della difesa della sicurezza sul lavoro.

Non c’è la giusta consapevolezza del beneficio e della grandezza dei vaccini. Purtroppo in questo caso è tornata in campo la sirena no-vax, uno dei tanti pifferai magici seguiti non solo dagli italiani: ogni Stato ha avuto i suoi, salvo poi ripensamenti dell’ultimo minuto. In questo caso è ancora peggio, perché a farne le spese sono il vaccino e la salute delle persone. Speriamo che se ne rendano conto tutti presto, nell’interesse dei singoli e della collettività.

 

*Italo Farnetani, Ordinario di Pediatria alla Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche United Campus of Malta

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