Vaccini Covid, in Usa ok a terza dose

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Semaforo verde della Food and Drug Administration (Fda) americana per somministrare una terza dose di vaccino anti-Covid alle persone più vulnerabili dal punto di vista della salute.

L’ente regolatore americano ha approvato la possibilità di inoculare una dose “booster” – di potenziamento – ai soggetti con un sistema immunitario indebolito dalle terapie immunosoppressive necessarie per evitare il rigetto nelle procedure di trapianto d’organo o che sono affetti da patologie che lo danneggiano, come alcuni tipi di tumore.

L’estensione dell’’emergency use’ per ora non riguarda tutti i vaccini, ma solo i due preparati a base di mRna di Pfizer-BioNTech e di Moderna.

La decisione era nell’aria da qualche giorno, ed era stata in qualche modo anticipata dall’immunologo Anthony Fauci, che intervenendo alla trasmissione “Good Morning America” aveva riferito che ne avrebbe beneficiato circa il 3% della popolazione americana. Aggiungendo poi che è ancora presto per pensare alla terza dose per il resto della popolazione, anche se bisogna tenere presente che “nessun vaccino dura per sempre”.

Facendo così intendere in quale solco è probabile che si indirizzerà, prima o poi, la decisione dell’autorità sanitaria statunitense.

Tornando alla terza dose per gli immunodepressi, la decisione di Fda è stata presa sulla scorta di precise evidenze scientifiche. Anche da quelle emerse da uno studio clinico randomizzato verso placebo, il tipo di studio più complesso che può far capire veramente se un intervento terapeutico funziona o meno, condotto dai ricercatori canadesi dell’Ajmera Transplant Centre e pubblicato su New England Journal of Medicine, che hanno condiviso i risultati anche con la Canadian National Advisory Committee on Immunization, con l’American Society of Transplantation, altre autorità regolatorie.

Somministrando una terza dose di vaccino a mRna di Moderna a metà di un gruppo di 120 persone che avevano ricevuto un trapianto d’organo – all’altra metà venne somministrato un placebo – i ricercatori hanno registrato due importanti risultati.

In primis, chi aveva ricevuto la terza dose di vaccino sviluppava una risposta degli anticorpi contro la proteina Spike del virus del 55%, mentre nel gruppo di controllo si arrivava al 18%.

Inoltre il 60% dei pazienti con la dose di potenziamento produceva anticorpi neutralizzanti contro Covid-19, a fronte del 25% di coloro che avevano ricevuto il placebo. Il tutto con effetti collaterali moderati, che in nessun caso determinavano il rigetto dell’organo.

Si tratta di risultati particolarmente importanti, giacché in precedenza si era evidenziato che in molti casi i pazienti trapiantati e sottoposti a terapia immunosoppressiva sviluppavano una scarsa o nulla risposta immunitaria alle prime due dosi di vaccino.

Come spesso è avvenuto in quest’ultimo anno, le decisioni di Fda fungono “da apripista” per le autorità regolatorie di altri Paesi. L’ok degli Usa alle terze dosi potrebbe portare ad analoghe decisioni a vantaggio delle persone trapiantate di altre nazioni.

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