Per le donne smettere di fumare è più difficile, ecco perché

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Fumano in media qualche sigaretta in meno della controparte maschile, ma per le donne emanciparsi dalle bionde è molto più difficile, pur essendo meno dipendenti dalla nicotina.

Sono i risultati emersi da una corposa ricerca condotta in Francia su oltre 38 mila fumatori afferenti ai centri anti-fumo, che sarà presentata oggi al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc), appena inaugurato in modalità virtuale. E a spiegare i perché di questa difficoltà viene in aiuto l’identikit delle fumatrici.

“Nel nostro studio – afferma Ingrid Allagbe, dottoranda dell’Università della Borgogna (Digione, Francia) – le donne arruolate presso i centri anti-fumo presentavano in media tassi di sovrappeso/obesità, di depressione e ansia superiori a quelli degli uomini e per loro era più difficile liberarsi dell’abitudine tabagica. Questi risultati suggeriscono la necessità di offrire degli interventi per la cessazione del fumo costruiti ‘su misura’ per le donne”.

Lo studio appena presentato al congresso dell’Esc ha confrontato le caratteristiche e i tassi di astinenza di circa 38 mila fumatori e fumatrici (le donne erano il 43,5% del campione) che avevano fatto uso degli ambulatori per la cessazione del fumo, su tutto il territorio nazionale francese, tra il 2001 e il 2018.

Lo studio ha arruolato soggetti maggiorenni (età media delle donne 48 anni, degli uomini 51 anni), con almeno un altro fattore di rischio per malattie cardiovascolari, come sovrappeso/obesità, colesterolo elevato, diabete, ipertensione, storia di un pregresso ictus, infarto o di angina.

Il 55% delle donne aveva un elevato livello di istruzione, contro il 45% degli uomini. I partecipanti allo studio sono stati classificati in base ad una scala di dipendenza dalla nicotina in ‘dipendenti’ lievi, moderati o gravi (il 56% delle donne presentava dipendenza grave, contro il 60% degli uomini).

Le donne fumavano in media 23 sigarette al giorno, contro le 27 riferite dagli uomini. L’astinenza dal fumo, di almeno 28 giorni consecutivi, veniva auto-riferita dai partecipanti e confermata dalla misurazione del monossido di carbonio nell’aria espirata (che doveva essere inferiore a 10 parti per milione).

Oltre alle misure antropometriche (peso e altezza), veniva registrata nell’anamnesi la presenza di altre patologie (malattie respiratorie, diabete, ecc), di sintomi di ansia e depressione (anche attraverso la Hospital Anxiety and Depression Scale) e l’eventuale assunzione di ansiolitici o anti-depressivi.

Nel campione esaminato è emersa un’importante prevalenza di altri fattori di rischio cardiovascolari: il 33% dei maschi e il 30% delle femmine presentava elevati livelli di colesterolo, l’ipertensione era presente nel 26% dei maschi e nel 23% delle femmine e il diabete nel 13% dei maschi e nel 10% delle femmine.

I rapporti di prevalenza si invertono invece quando si consideri il peso e le alterazioni dell’umore: ad essere in sovrappeso o francamente obesa era il 27% delle donne rispetto al 20% degli uomini, mentre i sintomi di ansia o depressione sono stati registrati nel 37,5% delle donne contro il 26,5% degli uomini. Anche le malattie respiratorie (Bpco e asma) erano più rappresentate tra le donne.

“I risultati del nostro studio dimostrano – sottolinea la Allagbe – che sebbene fumino in media meno sigarette e siano meno dipendenti dalla nicotina degli uomini, le donne hanno molte più difficoltà a smettere. Questo potrebbe essere dovuto ad una maggior prevalenza di disturbi dell’umore ma anche di sovrappeso/obesità tra le donne. Studi condotti in passato hanno evidenziato che per le donne importanti ostacoli a smettere di fumare sono rappresentati dalla paura di ingrassare, dagli sbalzi d’umore e dagli ormoni sessuali. Tutto questo sta ad indicare l’opportunità di mettere a punto delle strategie di cessazione del fumo disegnate ‘su misura’ per le donne, che offrano un approccio multidisciplinare nel quale trovino posto anche uno psicologo, un dietologo e uno specialista di attività fisica”.

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