Covid, il progetto: i no vax paghino le cure

Covid no vax
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Una ventina di euro a dose per i vaccini più costosi, a fronte di circa 1.500 euro al giorno per un ricovero in terapia intensiva. I numeri sono chiari, come la proposta provocatoria dell’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, alla vigilia dell’annunciata protesta no vax del 1 settembre: chi rifiuta i vaccini anti-Covid si paghi le cure, in caso di contagio.

Il gioco si fa duro, con le minacce a medici (l’ultimo Matteo Bassetti) e giornalisti. E l’idea è che, se spiegazioni, informazioni, pubblicazioni scientifiche, dialogo, convincimento e appelli fino ad ora hanno fallito con una minoranza di italiani, la minaccia al portafogli cambierà le cose. E il Lazio si candida a fare da apripista.

“I “no vax” che contraggono il Covid e finiscono nelle Terapie intensive degli ospedali del Lazio dovranno pagare i ricoveri“, dice D’Amato al Messaggero. “Queste persone che rifiutano la vaccinazione, mettendo a rischio la libertà altrui, devono assumersi la responsabilità fino in fondo delle proprie scelte e delle proprie azioni”.

Ma si può fare? Il nostro Servizio sanitario nazionale – che si prende cura di tutti – può essere ‘spento’ in alcuni casi? “Ci stiamo lavorando – prosegue
l’assessore – e ci sono dei modelli a cui, ad esempio, facciamo riferimento e sono quelli della Lombardia, dove un tempo veniva spedito a casa del paziente, prima ricoverato e poi dimesso, una sorta di “memorandum” su quanto la sua degenza fosse costata all’ente regionale“.

In Lombardia “non si chiedeva un centesimo, era solo per mostrare al paziente il costo sostenuto per le sue cure ma con i “no vax” siamo intenzionati ad andare oltre”, assicura.

L’assessore elenca i costi delle cure per i pazienti Covid, e non si tratta di spiccioli. “Giornalmente ogni ricovero in Terapia intensiva costa circa 1.500 euro – prosegue – per degenze medie non inferiori ai 17 giorni”. C’è di che mettere in crisi un bilancio familiare. E tutto questo per aver detto no a vaccini efficaci e sicuri, come ha dimostrano una campagna planetaria globale.

Ma l’idea di D’Amato è praticabile, e soprattutto si potrebbe arrivare in questo modo a convincere chi esita o rifiuta i vaccini anti-Covid?

“Il vaccino è efficace e sostanzialmente sicuro – ci risponde il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, finito in passato nel mirino dei no vax – L’utilizzo massiccio del vaccino è l’elemento che può fare la differenza rispetto a un futuro legato ancora alla presenza del virus e, in particolare, della variante Delta. Tutto ciò che facilita questo obiettivo deve essere visto, dal green pass all’obbligatorietà, magari modulata sui lavoratori nell’ambito del contatto col pubblico”.

Oltretutto “i tamponi sono utili ma costano, se pensiamo a un impiego massiccio e sistematico”. Insomma, secondo Pregliasco “la proposta di D’Amato è provocatoria, ma sicuramente evidenzia quello che è la vaccinazione e il costo sanitario determinato da Covid-19″.

Pensiamo anche alle strutture affollate e alle tante diagnosi e terapie rimandate in questi anni per patologie diverse dall’infezione da Coronavirus.

“Insomma, ben venga provocatoriamente il fatto di dire: non vuoi? Sei libero, ma poi ti arrangi rispetto alle cure. L’Italia- sottolinea Pregliasco – è uno dei pochi Paesi nel mondo che si prende cura della salute dei propri cittadini: solo noi e l’Inghilterra. Però con Covid-19 questo servizio è in affanno, e potrà esserlo ancor di più nel prossimo futuro”.

Chi sceglie male paga, allora? Di certo il no ai vaccini sottovaluta il percorso di sofferenza e angoscia che ha sperimentato ogni malato di Covid-19 ricoverato in ospedale.

Come ricorda ancora l’assessore del Lazio, l’aspetto più difficile da accettare “è che queste persone “no vax”, nel momento esatto in cui finiscono ricoverate, si rendono conto del dramma e del pericolo che stanno correndo e tutti si pentono di non essersi vaccinati”. Quando ormai è troppo tardi.

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