Covid, Italia verso obbligo vaccinale e terza dose

Draghi
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L’Italia va verso la terza dose di vaccini anti-Covid e l’obbligo vaccinale. A delineare l’evoluzione della strategia italiana è stato il premier Mario Draghi, rispondendo sinteticamente a una domanda in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Si tratta di due temi molto caldi in questo periodo di proteste no vax e no green pass. E c’è da scommettere che la questione dell’obbligatorietà non mancherà di riaccendere gli animi.

Ebbene, interrogato sulla possibilità che si arrivi all’obbligo vaccinale, Ema e Aifa permettendo, e alla terza dose, Draghi ha risposto in modo netto: “Sì a entrambe le domande”. “Vaccinarsi – aveva già ricordato – è un atto di protezione della propria famiglia e di tutte le persone con le quali si viene in contatto”.

A confermarlo anche il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha ricordato l’obbligatorietà già in vigore per gli operatori sanitari. “L’obbligo vaccinale è una possibilità che è a disposizione delle istituzioni, del governo e del parlamento”, ha sottolineato.

Sulla terza dose “c’è un confronto in corso in queste ore, che porterà alla scelta della terza dose. Si inizierà, io credo, già entro il mese di settembre, alla fine di questo mese. E si partirà dalle persone che hanno una risposta immunitaria molto fragile. Questa indicazione nelle ultime ore è arrivata anche dall’Ema e dal’Ecdc, ed è un’indicazione su cui il nostro Cts ha già espresso un’opinione”, ha evidenziato il ministro.

Ma cosa hanno detto i due centri europei? “Sulla base delle evidenze attuali, non è urgente la somministrazione di dosi di richiamo a individui completamente vaccinati nella popolazione generale“, si legge in un rapporto tecnico pubblicato da Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e dall’Ema (Agenzia del farmaco europea).

Se per la popolazione generale non c’è fretta, per altre categorie occorre fare presto. “Dovrebbero già essere prese in considerazione dosi aggiuntive per le persone con un sistema immunitario gravemente indebolito, come parte della loro vaccinazione primaria, se non raggiungono un livello adeguato di protezione con la vaccinazione primaria standard”, si raccomanda.

Secondo gli esperti, insomma, “è importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con un sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per quelle con un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi – ricordano infatti gli esperti – riportano che una dose ulteriore di vaccino può migliorare la risposta immunitaria nelle persone immunocompromesse, come i trapiantati d’organo le cui risposte iniziali alla vaccinazione erano basse. In questi casi”, appunto, “la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva di vaccino dovrebbe già essere presa in considerazione“.

Inoltre “si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di fornire una dose aggiuntiva, come misura precauzionale, agli anziani fragili – sottolinea l’Ecdc – in particolare a quelli che vivono in ambienti chiusi come i residenti delle strutture di assistenza a lungo termine”.

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