I nodi del rinnovo della convenzione dei medici di famiglia

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Si annuncia scivolosa la trattativa per il rinnovo della convenzione dei medici di famiglia. “Non si andrà al rinnovo 2016-2018 dell’Acn della medicina generale finché non saranno affrontate e risolte le numerose contraddizioni da parte delle Regioni che da un lato continuano a proporre il modello precedente alla pandemia, che non tiene conto del fatto che il mondo è cambiato e che la nostra professione deve evolvere in una direzione che l’attuale proposta non soddisfa, anzi in molti passaggi ostacola; e dall’altro mettono in discussione la centralità della medicina generale nelle sue funzioni fondanti”.

La posizione della Segreteria Nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), riunitasi nei giorni scorsi a Roma per discutere del rinnovo della Convenzione e delle prospettive della categoria anche in relazione al Pnrr, suona molto netta.

“La bozza di accordo presenta due ordini di criticità inaccettabili – spiega il segretario generale Silvestro Scotti – da un lato si mettono in discussione elementi fondanti la nostra professione, quali la scelta fiduciaria e l’autonomia organizzativa su cui la categoria non è disposta ad alcun compromesso, che metterebbe in pericolo la tenuta stessa del Ssn. Dall’altro si propongono elementi di subordinazione, anche attraverso la sottrazione di risorse a favore di modelli mai realizzati e già superati dai progetti di riorganizzazione post pandemica sui quali siamo disponibili a dare il nostro contributo progettuale e professionale”.

“Occorre un Acn nuovo – prosegue Scotti – che delinei senza incertezze il ruolo e le funzioni del medico di medicina generale dei prossimi anni, figura centrale nella sua capillarità e prossimità all’interno del sistema di studi professionali in cui i micro-team esercitino come rete spoke del territorio. Funzioni prioritariamente rivolte a temi quali la prevenzione, la domiciliarità e la cronicità, il cui Piano nazionale è stato affidato dalle stesse Regioni e con l’Accordo stralcio del 2018 alla medicina generale ma che le stesse regioni oggi si rimangiano, attribuendolo con ambiguità anche a sistemi slegati dal rapporto fiduciario quali le case di comunità o inappropriati quali le farmacie, elementi del Ssn con cui la medicina generale deve interagire ma non confondersi”.

“Presenteremo nelle prossime settimane una nuova proposta innovativa, capace di coniugare gli elementi fondanti la professione con le necessità di innovazione e sviluppo determinati dalla rapida trasformazione dei nostri tempi, oltre che dal ricambio generazionale che la categoria sta velocemente attraversando anche all’interno di Fimmg. Fiduciarietà, Prossimità e Professionalismo – conclude Scotti – da controproporre alla risposta strutturale, come progetto per la salute e non di sanità, a garanzia di un Ssn pubblico e per evitare una deriva privatistica in mano al capitale dell’offerta di assistenza territoriale. Alle Regioni chiediamo chiarezza e rinnoviamo la nostra disponibilità al confronto per una riprogrammazione condivisa delle necessarie riforme che il nostro tempo impone”.

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