Case e ospedali di comunità per la sanità lombarda

case della salute
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La sanità del futuro punta tutto sul territorio. Anche in Regione Lombardia, dove si sta approntando il piano per la realizzazione di due dei pilastri che dovranno reggere la medicina di prossimità: case e ospedali di comunità.

In pratica, centri evoluti di sanità territoriale in cui si possa concretizzare l’aggregazione di medici di medicina generale e specialisti con l’obiettivo di soddisfare la richiesta di salute di primo livello della popolazione, favorendo la diffusione delle cure domiciliari e il ricorso agli ospedali più grandi solo per le cure ad alta intensità.

Il modello sarà quello dell’hub & spok, che garantirà l’attività medica e infermieristica 24 ore su 24 sette giorni su sette nelle strutture hub e 12 ore per sei giorni su sette nelle strutture spoke.

Cosa accadrà in Regione Lombardia è stato annunciato dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore al Welfare Letizia Moratti, insieme al direttore generale di Ats Città Metropolitana Walter Bergamaschi.

L’idea è quella di arrivare a costituire nella citta di Milano 15 case di comunità, ognuna delle quali possa servire un bacino di circa 50mila abitanti, e un ospedale di comunità per ogni Asst, per un totale di nove strutture. Queste ultime, in grado di erogare le stesse prestazioni delle case di comunità, avranno in più una dotazione di 20-40 posti letto a bassa intensità, fungendo quindi da ponte tra il territorio e i ricoveri per acuzie nelle strutture più complesse.

Tra le funzioni e i servizi delle case di comunità saranno compresi l’area prelievi e vaccinazioni, quella delle cure primarie e della continuità assistenziale e quella degli ambulatori specialistici dalla cardiologia alla pneumologia, dalla diabetologia all’oncologia passando per la pediatria e l’oculistica. A cui si affiancherà anche un’area per la prevenzione e la promozione della salute e una per i servizi sociali comunali.

In questo modo, precisa un documento della Regione, salvo contesti particolari, non dovrebbero più esistere punti di erogazione di servizi territoriali al di fuori delle nuove strutture.

Il punto ora è trovare i siti idonei per dare vita a questi luoghi della salute, per i quali la Regione ha stanziato 700 milioni di euro complessivi, dei quali oltre 140 sono stato già stanziati a luglio e agosto: 100 per le Ast di Milano, 11,4 per la Val Camonica e 3 per ciascuna delle altre province.

Già sul tavolo una prima indicazione sui tempi di realizzo. Il cronoprogramma regionale prevede infatti una prima ricognizione dei luoghi idonei ad ospitare le nuove strutture entro fine settembre.

Entro fine anno si avrà la definizione di quelli che effettivamente potranno essere utilizzati e a marzo del prossimo anno è previsto l’accordo con il governo per potere sviluppare il progetto. Che, nello specifico potrà realizzarsi secondo tre modalità di interventi. La costruzione di strutture ex novo nei territori che non ospitino già delle strutture adeguate, la riqualificazione di edifici esistenti o la riorganizzazione delle funzioni di strutture sanitarie già operative.

Delle 24 strutture ipotizzate, sette dovrebbero comunque essere aperte già entro il 2022, ha dichiarato Bergamaschi. A prescindere dalla modalità di intervento che porterà alla messa a terra di questo progetto, la Regione auspica la possibilità di attivare forme di collaborazione fra soggetti pubblici e privati, anche in considerazione del fatto che per attività come i consultori, la specialistica ambulatoriale, e l’assistenza domiciliare integrata esistono requisiti di accreditamento e offerta privata e per alcune va previsto il mantenimento della gestione pubblica con eventuale ricorso all’outsourcing.

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