Troppe diagnosi tumore perse per Covid, ora più screening

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È ancora Covid-19 a tenere banco. Anche al congresso annuale dell’European Society for Medical Oncology (Esmo). Soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra terza dose e pazienti oncologici. Ma, dicono gli esperti dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) il messaggio che bisogna dare alla popolazione è quello di tornare a prenotare e a sottoporsi agli screening oncologici.

“Sono state perse troppe diagnosi precoci e ciò si potrebbe riflettere in un prossimo aumento di diagnosi di tumore in stadio più avanzato, quindi più difficile da trattare”, avverte il presidente nazionale di Aiom Giordano Beretta.

Così come è importante riprendere anche le attività di prevenzione primaria e secondaria. Perché Covid non ha determinato solo l’impossibilità o la refrattarietà ad accedere agli ospedali per i controlli anti-tumore, ma anche un cambio degli stili di vita, spesso peggiorati.

“Specialmente in fase di lockdown sono aumentati la sedentarietà, il fumo, l’assunzione di alcool”, ricorda Beretta. “E sappiamo che il fumo è correlato al tumore al polmone e a quello del pancreas, che l’alcool è legato al cancro della laringe e dell’esofago, e che l’aumento di peso può favorire il tumore alla mammella e quello al colon. Le mutate abitudini potrebbero portare a una variazione dell’incidenza di alcuni tumori. Ancora non lo sappiamo. Ma speriamo che, così come questi stili di vita errati sono entrati velocemente a far parte della routine dei cittadini a causa del lockdown, altrettanto velocemente siano stati persi con il ritorno alla normalità”.

Sul fronte prevenzione, dopo il blocco dovuto alle chiusure degli ospedali convertiti alla cura dei pazienti con Covid, “gli screening sono ripartiti intorno al mese di maggio. Ma con scarsa adesione. Fino a meno del 40% di adesioni per il tumore al seno e per quello al colon-retto”, avverte preoccupato il presidente eletto di Aiom Saverio Cinieri.

Soprattutto alla luce del fatto che “la ripartenza è stata molto diversa a seconda della regione considerata. In alcune si è recuperata gran parte dei 5,7 mesi persi a causa della pandemia, mentre in altre ancora si è in fase di stallo”, aggiunge Beretta.

Per appianare il consueto problema di un’Italia a velocità diverse, purtroppo anche quando si parla di tumori, la ricetta di Beretta è quella che prevede l’impiego di “una quota dei fondi del Pnrr per aumentare la velocità degli screening. Che significa poter acquistare più macchinari per la diagnostica, assumere più personale specializzato e anche aumentare e migliorare la comunicazione rivolta alla popolazione”.

Gli fa sponda Cinieri: “Le persone vengono ancora invitate alle visite tramite lettere inviate a casa. È una modalità non più attuale. Bisogna affiancarla alla comunicazione attraverso i canali digitali che abbiamo imparato a usare in pandemia: sms, whatsapp e email”.

Quanto alla possibilità di utilizzare piattaforme di prenotazione analoghe a quelle messe in campo per la prenotazione dei vaccini anti-Covid, avverte: “Non ha più senso avere piattaforme regionali. Avere 21 sistemi sanitari regionali che non dialogano tra loro non serve”. Come a dire che occorre trovare una sintesi per riportare alcune prassi sanitarie a livello nazionale, oppure rendere finalmente interoperabili i database regionali. O, forse più semplice, dare finalmente corso all’implementazione vera del fascicolo sanitario elettronico.

La scarsa adesione alle campagne di screening, spiega Aiom, deriva in parte dal timore ancora esistente tra i cittadini a recarsi in ospedale per la possibilità di essere infettati da Covid. Una resistenza comprensibile, ma infondata, tengono a precisare gli oncologi.

Poiché la situazione degli ospedali è molto cambiata rispetto a quella di inizio pandemia. I percorsi distinti per chi deve essere trattato per Covid e chi deve ricevere altri tipi di assistenza sanitaria, limitano moltissimo il rischio di infezione.

“Invitiamo tutti i pazienti già diagnosticati a recarsi alle visite di controllo periodiche e anche tutti i cittadini alle visite di screening preventivi. Gli ospedali sono sicuri e lo saranno anche qualora dovessero esserci nuove ondate pandemiche”, ricorda il presidente Beretta.

Ma oggi si è parlato anche di terze dosi, o per meglio dire di richiamo, della vaccinazione anti-Covid. Che per i fragili e gli immunodepressi, tra cui anche i pazienti oncologici, inizierà il 20 di settembre.

“Anche se non vi sono ancora evidenze scientifiche sull’efficacia di questa terza dose, è bene ricordare che per gli over-80 così come per tutti i soggetti fragili si sta agendo secondo il buon senso”, ha precisato Cinieri. E quindi sì, “la terza dose è sicura e può essere somministrata anche nel periodo in cui ci si vaccina contro l’influenza. Attualmente, non è ancora stato definito se sia possibile effettuare le due vaccinazioni nello stesso momento. Per ora è suggerito distanziarle di due settimane”.

E proprio Beretta ha tenuto a ricordare l’importanza della vaccinazione antinfluenzale per le persone con tumore: “E’ fondamentale perché permette di escludere il dubbio diagnostico tra influenza e Covid e perché rende il paziente maggiormente coperto dagli attacchi virali”.

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