Medici, è scontro sulla contribuzione all’Enpam

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Volano scintille sulla contribuzione obbligatoria dei medici all’Enpam. E’ di questi giorni la presa di posizione dell’ente, che ribadisce come la contribuzione sia “legittima e conveniente”, respingendo al mittente le accuse: “Altro che repressione, difendiamo il decoro dei medici”.

Con una nota, infatti, il Consiglio di amministrazione della Fondazione Enpam stigmatizza quelle che definisce fake news, ovvero “la diffusione, attraverso i canali di un sindacato firmatario di accordi nazionali, di comunicazioni propagandistiche che mirano a delegittimare l’ente previdenziale di tutti i medici”.

Ma da dove nasce la polemica? A lanciare il sasso era stato lo Smi (Sindacato medici italiani), con una dichiarazione di Cosmo De Matteis, presidente onorario del sindacato. “La contribuzione obbligatoria versata dai medici ad Enpam – sottolinea De Matteis – non realizza nessun effetto positivo per la categoria medica. Chiediamo al ministro Andrea Orlando e al ministero del Lavoro, ente vigilante, di intervenire per porre fine a questo inutile prelievo previdenziale da parte di Enpam (Ente nazionale di previdenza e assistenza medici) sulle buste paga dei medici”. De Matteis rende pubblica la decisione d’inviare una lettera dicastero del lavoro.

“Sono già qualche migliaio le firme di medici ad una petizione che chiedono l’eliminazione della contribuzione obbligatoria, per una categoria di dipendenti che con questo contributo pensionistico non riceve assolutamente miglioramenti per il suo mantenimento, a causa del fatto che Enpam eroga una contribuzione irrisoria a fronte di quanto versato dai medici”.

E ancora: “Enpam E suoi vertici, invece di aprire un confronto, dinnanzi al dissenso dei propri iscritti, scelgono la strada della repressione. Intervengono, infatti, presso i presidenti di Ordine dei medici per conoscere le opinioni di iscritti espresse riguardo alla Fondazione Enpam e la loro regolarità contributiva previdenziale; questo atteggiamento ci ricorda pratiche autoritarie della storia del nostro Paese”.

“Sono anni che sindacati, professionisti medici, società civile chiedono di rivedere le norme di Enpam in tema di controlli e trasparenza. È arrivato adesso il momento di una svolta”. E ancora: “Stiamo valutando, di promuovere insieme a molte forze della categoria medica, nuove forme di protesta per porre fine a questi soprusi”, conclude De Matteis.

Pesanti accuse, dunque, che l’Ente di previdenza respinge in modo netto. “Come responsabili di una Cassa che ha il compito costituzionale di garantire le pensioni e l’assistenza ai contribuenti, prendiamo le distanze da affermazioni che non trovano alcun riscontro né sui numeri assoluti né sul confronto con altre forme di previdenza, ma che si basano su percezioni del tutto soggettive e scollegate dalla realtà”.

“Ricordiamo che, da quando esiste la Repubblica, l’obbligatorietà per tutti i medici di contribuire all’Enpam è stata ribadita per ben tre volte dalla legge, e altrettante volte la Corte costituzionale si è pronunciata per sottolinearne la legittimità in nome di superiori esigenze di solidarietà sociale, professionale e di equilibrio di gestione”, sottolinea il Cda dell’Enpam.

In ultimo, “nel 2020, persino la Commissione Europea – pronunciandosi sul caso di un’altra professione sanitaria – ha dichiarato il sistema previdenziale delle Casse previdenziali in linea con l’ordinamento dell’Ue. Inoltre ricordiamo che lo Statuto, i bilanci e le delibere dell’Ente sono approvate regolarmente dai ministeri vigilanti”.

Insomma, per l’ente di previdenza dei medici “chi parla di benefici irrisori a fronte di quanto versato sbaglia, non sa fare i conti. L’Enpam infatti valorizza tutti i contributi pagati dagli iscritti restituendoli sotto forma di prestazioni con una corrispettività pari o superiore a quanto accade nel sistema pubblico”.

“Che le tutele garantite dalla Fondazione alla categoria siano inutili sarebbe più coraggioso andarlo a dire alle decine di migliaia di colleghi che hanno ricevuto sostegni aggiuntivi per Covid-19, oppure ai non autosufficienti che percepiscono un assegno di long term care, agli orfani o ai medici e familiari in difficoltà che sopravvivono solo grazie ai sussidi straordinari che l’Enpam eroga, oltre alle pensioni più che proporzionali rispetto a quanto versato”.

Per quanto riguarda “la presunta assenza di un confronto rimaniamo stupiti che l’accusa provenga da quanti scrivono sui social network con dei toni palesemente aggressivi, inneggiando persino ad imbracciare armi o ad esecuzioni sommarie, in contrasto stridente con l’appartenenza a una categoria che per vocazione e professione le persone le cura. Riaffermiamo la correttezza della scelta di proporre affermazioni tanto false quanto gravi, nei contenuti e nei toni, all’attenzione di chi, nella propria autonomia, ha il compito istituzionale di valutarne la compatibilità con il codice deontologico della professione”, conclude l’Enpam. C’è da scommettere che lo scontro non finirà qui.

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